«Sii servo di tutti e schiavo di nessuno»

Condividi questa notizia

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

Il servizio al povero è stato un impegno costante della missione del nostro Fondatore, don Luigi Guanella, e l’occasione quotidiana per amare concretamente Dio; aveva affidato il servizio di carità ai suoi figli spirituali come un segno distintivo del loro apostolato.

Le Case che man mano andava fondando avevano come scopo proprio questo servizio di carità: «Si aprono Case, e dentro si ricevono i bisognosi, confidando soprattutto nell’aiuto della divina Provvidenza. […] Quanto la Provvidenza invia, s’impiega in servizio dei poveri, confidando negli ammaestramenti del Signore che dice: Dateci il pane quotidiano… cercate il regno di Dio, e le cose temporali vi saranno date per giunta».

Il servizio di carità tende a sollevare il povero o il malato «e giovargli con mostrare a lui tutto l’affetto di un cuor buono che vuol adoperarsi per amor di Dio in sollievo dei fratelli».

Si tratta pure di portare avanti l’ordinario in modo straordinario. «Quelle opere minute che voi fate, […] sono fatiche di poco conto, ma se voi le esercitate con diligenza, oh come per queste riuscite a piacere al Signore! Quelle opere sono minute, ma se voi le fate all’unico intento di piacere al Signore, sono come una massa di buon lievito che fa fermentare una quantità assai maggiore di pasta preparata».

Don Guanella ci esorta ad essere misericordiosi come Dio: «Fratelli miei, amare il Signore e per amor del Signore tutti i fratelli nostri, questo è il dover nostro. Quanto al resto provvederà Iddio. Un cristiano saggio attende per essere misericordioso come è misericordioso Iddio medesimo. […] Non solo per compassione, ma per carità, dobbiamo prestare i servigi nostri: per affetto di carità che ci sprona a soccorrere il prossimo per amore di Dio».

Dobbiamo donare in modo abbondante «cure e sollecitudini per bene servire il Signore e i beniamini del Signore, i poveri e gli ammalati, che sono cari al divin Salvatore come la pupilla dell’occhio proprio».

«Se Dio ti onora di poterlo servire ne’ suoi infermi, ricordati che tu con ciò vieni compiendo non solo un atto o di giustizia o di carità o di gratitudine, ma un’insigne opera di misericordia».

In questo senso ci ammonisce Gesù: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9, 35). E ancora più avanti: «Chi vuol essere grande tra di voi si farà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra di voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,32-45).

Gesù ci ha insegnato, durante l’Ultima Cena, che il simbolo del servizio è il grembiule per asciugare i piedi degli apostoli.

Tutta la vita cristiana deve diventare un servizio caritativo verso i fratelli e le sorelle che tendono una mano.

Per servire gli altri dobbiamo essere liberi. Altrimenti ci serviremo di loro.

Serviremo gli altri o ci serviremo degli altri?

Ci sia di aiuto il motto: «Sii servo di tutti e schiavo di nessuno».

don Nico Rutigliano, rettore