Identità relazionale

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La forte identità di una persona può ridurre la possibilità di una ricca relazione con gli altri? Una relazione significativa tra le persone deve sempre tenere conto della identità dei soggetti? Quando una relazione si può definire caritativa? La persona si deve annullare per far emergere la personalità del fratello? Il Vangelo dice che il vero cristiano è colui che serve: ma fino a quando?

Sono tutti interrogativi che impongono l’esigenza di chiarezza perché le relazioni siano promozionali delle persone e le persone siano ricchezza vera per le relazioni. Nel libro della Genesi si dice che Dio crea l’uomo ed accompagna il gesto creativo con una battuta che merita attenzione: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza». Fin dalle origini l’umanità è richiamata a prendere consapevolezza di ciò che la costituisce: l’uomo è fatto a somiglianza di Dio, con le sue qualità, con le sue risorse, con la sua dignità. È una creatura che ha il compito di rilevare l’immagine di Dio nella storia, di dire Dio nella vita.

Quanto più l’uomo è fedele alla immagine divina tanto più si realizza, è soddisfatto di sé, è motivo di contentezza per sé e per gli altri. 

La relazione ha le sue logiche vitali: deve avere dei contenuti, deve essere promozionale delle persone, non si esaurisce nel tempo e cresce sempre più. 

Una persona si realizza nella relazione; siamo fatti gli uni per gli altri; abbiamo bisogno di percepirci e di essere percepiti; di amare e di essere amati; di riconoscere e di essere riconosciuti nella nostra identità. 

La cultura del nostro tempo forse non ci porta ad avere una gioiosa percezione della propria persona; ci impoverisce nel gusto del dono di sé; ci rende insensibili nel valorizzare ciò che matura una relazione. Insomma viviamo un tempo in cui l’uomo sembra accartocciarsi su se stesso. Ma l’uomo così come è voluto da Dio gioisce nella relazione con l’altro; sa di arricchire l’altro; è consapevole che l’altro è un dono di Dio; si rende conto di dover assumere tutta la responsabilità creativa nella relazione con l’altro.

Il Cuore di Cristo che andiamo a celebrare in questo mese di giugno è l’immagine vivente del Figlio di Dio che dona la ricchezza di un umanesimo, la novità nella Grazia e l’originalità della Misericordia: è Gesù che dona speranza di identità alle nostre persone e le pone in una relazione di amore.

La Comunità Religiosa