Don Guanella ci insegna – IL PAPA

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Nel dicembre 1914 don Giuseppe Perversi, un sacerdote della diocesi di Pavia che, gravemente ammalato era stato ospite presso la Binda a Lora, scriveva a don Leonardo Mazzucchi, invitandolo a salutargli don Guanella: «Lo ringrazio della carità avuta per me: e gli dica che alla sua scuola ho imparato tante belle cose, la vita di fede, l’amore al Papa ed alla Chiesa». Parole che ci aiutano a varcare spiritualmente in chiave prettamente guanelliana la Porta Santa del Giubileo, che in questa Vigilia di Natale papa Francesco aprirà a Roma.

Nell’ottobre scorso la rivista Settimana News ha censito una panoramica sugli undici anni del pontificato di papa Francesco, convergendo i relatori attorno ad alcuni punti: dono dello Spirito alla sua Chiesa, simbolo e servizio di unità, testimonianza talora discussa e divisiva, sfida evangelizzante.

Un parroco ha sottolineato che, sulla linea di molti media contemporanei, «Non viene più riconosciuta una autorità indiscussa e unica, e la voce del papa si confronta e si confonde con altre autorità. Pochi leggono i testi… Funziona lo stereotipo ed esso è sempre anche divisivo, perché nel contesto quotidiano non sono i contenuti che funzionano, ma piuttosto gli stereotipi e i simboli».

Vale per noi il monito di don Guanella che, dopo aver lamentato i facili giudizi di molti sull’operato del papa, conclude: «Vero, vero che ognuno deve giudicare della arte o della scienza propria e non in quello d’altri in cui non s’intende. Eccovi la verità di un fatto costante. Il più dei cristiani sono sciocchi come i fanciulli. Parlano e poi giudicano e poi pensano» (Il pane dell’anima II).