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Oggi, 07 marzo 2025, primo venerdì del mese e di Quaresima: in Santuario alle 17.30, ci sarà l’ostensione della Sacra Spina con il vespro solenne
La sera del 24 marzo 1908, nella chiesa del Sacro Cuore a Como, don Luigi Guanella e un gruppo di sacerdoti suoi collaboratori emettevano i primi voti semplici perpetui come Servi della Carità.
Ricorda don Leonardo Mazzucchi, che sarà poi il suo secondo successore: «In quell’ora tarda, mentre il silenzio misterioso della notte faceva pulsare con insolita gagliardia i nostri cuori […] Don Luigi Guanella disserrò il labbro alla sua parola umile, buona, semplice: ma non parlava la sua bocca, parlava […] il suo cuore grande, la sua anima santa […]. Quando lo udimmo ringraziarci per avergli dato modo coll’accogliere il suo invito e metterci al suo seguito, di stringere dinanzi a Dio quei vincoli benedetti […]; oh! allora il nostro cuore non ne poté più, e versammo lacrime di amore, di tripudio santo, di pentimento, di riconoscenza che ci segnarono nell’anima un solco da non cancellarsi mai».
Nella sua autobiografia Le vie della Provvidenza, don Guanella ricorda che nel presbiterio della chiesa di Fraciscio c’era un dipinto di San Giuseppe il cui volto era quello di Carlo Gilardi, un anziano del paese vissuto fino a 115 anni. Interrogato sulle terapie che usava, aveva risposto: «Io mangio polenta anche tre volte al giorno ma condita generalmente di un po’ di burro e formaggio; ho avuto cura di tener difese le estremità del corpo da freddo e umidità e non ho avuto malattie mai o quasi mai». È l’immagine di San Giuseppe che consegna sovente negli scritti alle sue Congregazioni come programma: vita appartata, poche pretese, semplicità di cuore. Ricorda nella Lettera Circolare del 20 ottobre 1910: «“Circulus et calamus fecerunt me doctum”, scrive S. Agostino; i Servi della Carità si faranno più sani nel corpo, più sapienti nella mente e soprattutto sani nel cuore, se potranno affiatarsi da veri fratelli e comunicarsi le proprie idee con semplicità ed affetto». Ed esorta alla fiducia in San Giuseppe, invitando a impegnare di più il Santo ad ottenerci le grazie di cui abbiamo bisogno, rivolgendosi a lui scelto come speciale protettore e in cui confidare con tutto l’animo. Don Guanella avrebbe certamente condiviso il pensiero di Papa Francesco che unisce la semplicità di tratto alla concretezza dell’azione: «È bello ascoltare i piccoli… non dicono cose strane, “nell’aria”; dicono cose concrete, e alle volte troppo concrete perché hanno quella semplicità che Dio dà ai piccoli».
«Andiamo a Gesù per mezzo di Giuseppe,
amico del Sacro Cuore»
(L. Guanella)
Ci sono dei segni che accompagnano il Giubileo: il Pellegrinaggio, la Porta Santa, la Professione di fede, la Carità, la Riconciliazione, l’Indulgenza giubilare, la Preghiera, la Liturgia.
Il Pellegrinaggio
La condizione umana è essenzialmente quella del pellegrino, quella dell’ “homo viator”. Il pellegrinaggio è il luogo della speranza: quello che ancora non vediamo lo attendiamo con perseveranza. Come cristiani, sono presentati a noi come modello di pellegrini Abramo, Mosè con il popolo d’Israele e Gesù.
«Il Giubileo chiede di mettersi in cammino e di superare alcuni confini. Quando ci muoviamo, infatti, non cambiamo solamente un luogo, ma trasformiamo noi stessi. Per questo, è importante prepararsi, pianificare il tragitto e conoscere la meta. In questo senso il pellegrinaggio che caratterizza questo anno inizia prima del viaggio stesso: il suo punto di partenza è la decisione di farlo. L’etimologia della parola “pellegrinaggio” è decisamente eloquente e ha subito pochi slittamenti di significato. La parola, infatti, deriva dal latino “per ager” che significa “attraverso i campi”, oppure “per eger”, che significa “passaggio di frontiera”: entrambe le radici rammentano l’aspetto distintivo dell’intraprendere un viaggio […]. Il pellegrinaggio è un’esperienza di conversione, di cambiamento della propria esistenza per orientarla verso la santità di Dio. Con essa, si fa propria anche l’esperienza di quella parte di umanità che, per vari motivi, è costretta a mettersi in viaggio per cercare un mondo migliore per sé e per la propria famiglia».
23 febbraio 2025: incontro di formazione per i Cooperatori Guanelliani.
11 febbraio 2025 festa della Madonna di Lourdes e Giornata mondiale del malato.
Per volere del vescovo di Como, il card. Oscar Cantoni, dei volontari della nostra parrocchia di Sant’Orsola, insieme al parroco don Daniele, hanno guidato il Rosario, in comunione con tutte le RSA della diocesi.
🖍️🌸 Attraverso la colorazione di mandala e disegni floreali, abbiamo trascorso un pomeriggio dedicato alla calma, all’espressione artistica e alla socializzazione. 💬❤️ Un momento speciale per stimolare la mente, rilassare lo spirito e creare nuove connessioni. 🌟
Ogni tratto di colore non è solo arte, ma anche un viaggio verso il benessere. 🖌️✨ Un ringraziamento speciale a tutti i partecipanti per aver reso questa esperienza così unica! 🌺💫
📌 RSA Opera don Guanella di Como
👵🏻👴🏼 Insieme, per un benessere condiviso.
Ecco il nuovo vicario episcopale della Diocesi di Como, per la Vita Consacrata, don Marco Grega (già Superiore della Casa di Como e già Superiore Provinciale della ex Provincia “Sacro Cuore”). È stato annunciato sabato 01 febbraio 2025 dal vescovo di Como, il Card. Oscar Cantoni, alla fine della S. Messa in Duomo, con tutti i religiosi e le religiose che vivono e operano in diocesi.
Nato a Lalatta di Pallanzano (PR) nel 1850, Andrea Ferrari fu vescovo di Como dal 1891 al 1894. Sostenne fin dagli inizi della sua opera don Guanella, di cui fu amico e consigliere. Fu proprio mons. Ferrari a suggerire a don Guanella che la nuova chiesa che il sacerdote desiderava costruire a Como non fosse solo per i ricoverati, ma che fosse aperta alla città e al territorio, luogo tangibile di incontro con Dio, padre di misericordia e tenerezza, di amore e provvidenza. Anzi, ne fissò personalmente le dimensioni e il 6 aprile 1893 fu lieto di consacrare solennemente questo nostro Santuario. Nominato arcivescovo di Milano e cardinale, Ferrari continuò la sua protezione alle fondazioni milanesi. Fu mons. Ferrari che celebrò le esequie di don Guanella, tessendo un commosso elogio della sua carità, del suo instancabile farsi prossimo ai più poveri. Mons. Ferrari morì a Milano il 2 febbraio 1921.
Il mese di febbraio, con il ricordo della prima apparizione della Madonna a Lourdes, porta alle nostre Comunità anche la Giornata Mondiale del Malato, istituita da San Giovanni Paolo II nel 1992. Per la Famiglia Guanelliana è anche l’occasione per ripercorrere la particolare attenzione di don Guanella verso gli infermi, testimoniata fin da giovane curando premurosamente, a rischio di contagio, un compagno di seminario ammalatosi di tifo, o trascorrendo i giorni delle vacanze estive assistendo gli anziani del suo paese. Per lui la cura degli infermi doveva riguardare tutte le dimensioni della vita della persona: fisiche, mentali, spirituali e morali. «Nei ricoverati si sorvegli perché ad essi non manchi nulla riguardo alla cura e ai medicinali, come riguardo al cibo prescritto».
Non basta fare qualcosa per i sofferenti, per i malati, per gli infermi, ma bisogna anche mostrare affetto per loro perché «Il cuore ha bisogno di benevolenza come lo stomaco di cibo» e sapere prendere su di sé le loro sofferenze e le infermità, come il Buon Samaritano che si prende cura del malcapitato portandoselo con sé. Alle suore infermiere raccomanda di «sentire profondamente il peso delle agonie del prossimo», ma ricorda che questo è possibile «con una assistenza e cordialità che solo la Fede e la Carità possono suggerire».
Nel Regolamento dei Servi della Carità del 1910 spiega la sua azione caritativa verso gli infermi sintetizzato con il binomio «Pane e Signore»: «Agli ammalati si usino tutte quelle cure di carità e di sacrificio che sono conformi ad un luogo di ricovero e ad una Casa di Provvidenza, ma soprattutto si abbia cura del bene spirituale degli individui».