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DIRETTA STREAMING – S. Messa di chiusura del XXI Capitolo Generale
Il nuovo Consiglio generale dei Servi della Carità:
don Umberto Brugnoni, superiore generale;
don Rathinam Soosai, vicario generale;
don Gustavo de Bonis, secondo consigliere;
don Vitus Unegbu, terzo consigliere;
don Francesco Sposato, quarto consigliere.
Chiediamo a san Luigi Guanella di intercedere per loro affinché possano guidare la Congregazione secondo la volontà di Dio.🙏😇
24 ottobre 2024 – Festa di San Luigi Guanella
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
nella nostra famiglia guanelliana il mese di ottobre è sempre stato denominato “mese guanelliano” perché il 24 ottobre del lontano 1915 alle ore 14.15 nella sua cameretta, dopo un periodo di agonia e sofferenza, il nostro Santo Fondatore, don Luigi Guanella, chiudeva gli occhi su questa terra per riaprirli in cielo.
Di lui conosciamo sicuramente le grandi azioni di carità verso i più poveri, gli ultimi, gli esclusi a cui nessuno guardava o dava fiducia; conosciamo anche le grandi opere che via via apriva per accogliere chiunque rimanesse indietro nella vita. Ma conosciamo il motivo della sua santità? Può bastare accogliere i poveri e aprire opere sociali per diventare santo?
Pascal nei suoi Pensieri affermava in maniera lapidaria che «per fare di un uomo un santo occorre solo la grazia. Chi dubita di questo non sa cosa sia un santo né cosa sia un uomo». Da una parte quindi la grazia di Dio, dall’altra la propria umanità con le sue potenzialità e i suoi limiti. Il santo è quindi colui che sa accogliere nella propria vita, seppur limitata, la grazia di Dio e così rendere visibile il vero volto di Cristo. Così si esprime il documento conciliare Lumen gentium: «Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto» (LG, 50). Se vogliamo diventare santi anche noi allora dobbiamo lasciarci plasmare dalla grazia di Dio e vivere una vita nuova in Cristo come “lievito” e “sale” capaci di far vivere la fede cristiana all’interno e dall’interno delle diverse culture, aree geografiche ed epoche storiche. Don Guanella ha amato Cristo non a parole, ma con i fatti e, guidato dallo Spirito Santo, ha saputo condividere questo amore con i piccoli del vangelo, verso i quali dobbiamo operare accoglienza vera perché «chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37). Se vogliamo anche noi conquistare la santità non esiste altra via che l’amore e l’accoglienza di chi sta all’ultimo posto: prima Cristo e poi i poveri che riflettono il suo volto. L’ultimo posto è il posto scelto da Cristo e di conseguenza anche da don Guanella e, speriamo, possa essere anche il nostro!
Buon cammino di santità sull’esempio di Cristo, dei Santi e in particolare del nostro santo servo della carità, don Luigi Guanella. E buon mese guanelliano!
Fraternamente
don Francesco Sposato, rettore
In questo mese di ottobre la Famiglia guanelliana vive l’esperienza del XXI Capitolo Generale dei Servi della Carità. Nel mese di giugno scorso si è svolto anche il “Mini Capitolo di Famiglia”, evento di confronto fra le varie realtà della Famiglia guanelliana, offrendo del prossimo Capitolo un carattere prettamente “sinodale”, in linea con il cammino indicato da papa Francesco alla Chiesa. Nel Regolamento del 1910 don Guanella desiderava che «i capitolari devono avere pieno di ardore il cuore per impegnarsi con zelo, per soddisfare i giusti desideri dei propri confratelli e provvedere ai particolari bisogni dell’Istituto». Gli sta anche a cuore che, dalla celebrazione del Capitolo «derivi a tutto l’Istituto il buon vantaggio di una emulazione maggiore, di una attitudine più estesa e di una praticità più energica nelle varie mansioni della stessa Congregazione». Compito non facile, ma possibile, grazie al sostegno della preghiera: «soprattutto poi pregano profondamente, affinché del cuore proprio e del cuore dei Superiori se ne faccia uno solo, secondo la sapienza infinita e la bontà infinita del Cuore del divin Salvatore». Nelle difficoltà che ogni decisione può riservare, l’ottimismo ricco di fede del nostro Fondatore ci ricorda che «quando una famiglia religiosa cerca di seguire questo spirito, allora non è più dubbio che, procedendo alla nomina dei membri del Consiglio superiore o del Consiglio subalterno, ogni difficoltà si appiani».
Nel ricordo gioioso di San Luigi Guanella, riportiamo un brano dell’omelia della messa di Canonizzazione, tenuta proprio sessant’anni fa da un altro Santo, San Paolo VI, domenica 25 ottobre 1964: «Vorremmo carpire il segreto e cogliere il principio interiore di tale santità […] se egli stesso non ci aiutasse e quasi ci imponesse a vedere in lui null’altro che un effetto della Bontà divina, un frutto, un segno della divina Provvidenza. […] Tutto è di Dio: l’idea, la vocazione, la capacità di agire, il successo, il merito, la gloria sono di Dio, non dell’uomo. Questa visione del bene operoso e vittorioso è un riflesso efficace della Bontà divina, che ha trovato le vie per manifestarsi e per operare fra noi. «“È Dio che fa!”».
Sabato 5 ottobre 2024 al termine della S. Messa delle ore 20,30 riprendiamo la bella iniziativa di Adorazione Eucaristica notturna denominata “Discoteca del silenzio” che andrà avanti fino alla mezzanotte. Tale iniziativa di preghiera la vivremo ogni primo sabato del mese. Il nostro Santo Fondatore, don Luigi Guanella, ci ha sempre spronati a fare dell’Eucarestia il nostro faro, anzi lo definiva «sole della terra, vita del mondo, vero Paradiso in terra per tutti i cristiani che fermamente credono». Porteremo davanti a Gesù Eucarestia le nostre gioie e le nostre fatiche, ma anche le speranze e le fatiche del mondo soprattutto là dove la violenza sembra avere la meglio sulla pace. Ma rivolgeremo al Signore anche la nostra supplica per invocare il dono delle vocazioni sacerdotali e religiose per la Chiesa e per la nostra Congregazione. L’iniziativa è aperta a tutti. Vi aspettiamo!
«L’arciprete Nicolò Rusca in Sondrio fu strappato di notte e strascinato al tribunale di Thusis per l’accusa d’aver avversato i predicanti evangelici, e si tormentò fino a farlo spirare sotto alle agonie della tortura»: così don Guanella presenta la figura dell’ultimo Beato in ordine di tempo della Diocesi Comasca, annoverandolo tra i «santi di Valtellina». La conoscenza della figura di Nicolò Rusca da parte di Luigi Guanella, favorita dal fratello don Lorenzo, risale agli anni della giovinezza. Questa conoscenza si era fatta via via ammirazione e devozione, rafforzata dai frequenti pellegrinaggi che durante le vacanze da studente compiva sul luogo del suo martirio con il prevosto di Campodolcino, don Giuseppe Della Cagnoletta. Dopo la morte del fratello, quasi omaggio alla sua memoria, don Guanella decise di raccogliere materiale sulla figura di questo martire e consensi per istruire il processo di beatificazione. Gli sforzi di Guanella diedero i loro frutti anche se a distanza di molto tempo: il 21 aprile 2013 Nicolò Rusca è stato proclamato beato.
Il mese di settembre accoglie diverse feste mariane. Alle tre “ufficiali” del Calendario Liturgico universale, la Natività della Madonna, il Nome di Maria e l’Addolorata, ve ne sono altre, lasciate alle celebrazioni particolari. Fra queste il 24 settembre si celebra la Madonna della Mercede, istituita nel secolo XIII all’interno dell’Ordine dei Mercedari per la Redenzione degli schiavi.
Per molte generazioni di confratelli guanelliani questa data ricorda la consacrazione alla Vita Religiosa con l’emissione dei primi Voti Religiosi e, successivamente, il loro rinnovo.
Lo spostamento di data, rispetto alla consuetudine precedente, era dovuto a motivi legati alla cronologia della vita comunitaria della Casa di Barza d’Ispra, allora sede unica del Noviziato e del liceo in Italia.
Ma, come sempre, vi si può trovare un significato quasi profetico. Il Servo della Carità è chiamato a promuovere la dignità di chi è sminuito nella sua dignità di persona, con legislazioni e dottrine che umiliano l’immagine di Dio nell’uomo.
Nell’operetta Il Pane dell’anima (I Corso), don Guanella ricorda l’opera di San Raimondo di Peñafort, fondatore dei Mercedari, volta a salvare non solo i corpi, ma soprattutto le anime degli schiavi dal pericolo di apostasia dalla fede. È la missione affidata ancora oggi alla nostra Famiglia guanelliana: promuovere quella fede che opera per mezzo della carità.
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
nel riprendere la pubblicazione del foglio del Santuario dopo la pausa estiva, volevo condividere con voi una riflessione che credo ci possa aiutare a vivere questo nostro tempo con un impegno e un ottimismo maggiore del solito.
Nel nostro paese vivono circa 7 milioni di persone con più di 75 anni. Di questi si stima che almeno il 20% (cioè 1,4 milioni) soffra di problemi legati all’isolamento ed alla solitudine, ovviamente con differenze notevoli tra il Nord e il Sud e fra campagna e città.
Anche papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani dello scorso mese di luglio ci ha ricordato che la solitudine è purtroppo l’amara compagna della vita di tanti anziani che spesso sono vittime dello scarto.
Occorre quindi valorizzare i carismi dei nonni e degli anziani e il loro apporto alla vita della Chiesa favorendo l’impegno di ogni comunità ecclesiale nel costruire legami fra generazioni e nel combattere la solitudine. Così si esprime Papa Francesco: «Dio non abbandona i suoi figli, mai… Non scarta alcuna pietra, anzi, le più “vecchie” sono la base sicura sulla quale le pietre “nuove” possono appoggiarsi per costruire tutte insieme l’edificio spirituale». E aggiunge: «Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. Così impariamo la bellezza della vita e realizziamo una società fraterna». Anche le nostre Costituzioni dei servi della carità definiscono i confratelli anziani e ammalati «porzione eletta dell’Istituto e fonte di benedizione» (Cost. n° 23). Ma alle belle parole devono seguire azioni concrete che non vedono soltanto in loro delle fragilità o dei limiti, ma soprattutto delle risorse anche insospettabili se vogliamo che le nostre comunità non siano “comunità di vecchi” oppure “comunità invecchiate male”, depresse, chiuse al futuro e alla speranza.
Pertanto puntare di più sul dialogo intergenerazionale e su buone prassi, quali la possibilità che i giovani trovino il tempo per visitare persone anziane sole, il chiedere agli anziani, quali ministri di intercessione, di pregare per i giovani e per la pace, può sicuramente non solo impreziosire il mondo, ogni società e ogni comunità, ma anche può diventare una base imprescindibile per imparare la bellezza della vita perché come dice la saggezza popolare «il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada».
Un caro saluto fraterno
don Francesco Sposato, rettore