Cercare Gesù tra gli uomini del nostro tempo

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CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

Ci prepariamo al Natale, festa di luce, di doni, di auguri. Andiamo incontro al Signore che viene. Ci sforziamo di andare verso di Lui, ma poi ci accorgiamo che è Lui che viene verso di noi.

Anche in Casa Madre c’è un andare e un venire, un avvicendamento che vede coinvolti don Francesco Sposato, che va a Roma come Segretario generale e me, che lascio Roma per venire qui a Como in Casa Madre. Sono nativo della Puglia e sono stato per sei anni il Segretario generale della Congregazione dei Servi della Carità, dopo aver svolto un periodo di attività pastorale, un’esperienza in India e tanti anni di formazione in Seminario.

Entro in punta di piedi nel Santuario del Sacro Cuore pensando a quanti illustri guanelliani mi hanno preceduto. Mi inginocchio davanti all’urna di don Guanella e chiedo a lui di guidarmi. Con questa presentazione voglio augurarvi un buon cammino verso il Natale.

La festa del Natale ci sconvolge e ci commuove. Ci sconvolge quando scopriamo che Dio non si stanca mai di noi e ci vuol così bene da mandarci Suo Figlio. Ci commuove quando troviamo nella grotta di Betlemme un bambino, nel mistero l’umiltà, nell’evento la piccolezza. Nella fragilità del Dio Bambino scorgiamo la sua vicinanza agli uomini.

Nel Natale, Dio è Colui che viene. Tutti gli interventi di Dio nella storia sono “venute” di Dio. Dio continua a venire con la sua Parola, nella Liturgia, nell’Eucaristia, nel povero.

Nel Natale Dio si fa bambino per venire a noi e rivelarsi. Assume la nostra umanità per farsi conoscere. Si abbassa a noi, entrando nel limite del tempo e nel finito dello spazio, per farsi amare da noi.

Carl Rahner ha detto: «Dopo Betlemme non dovremmo più cercare Gesù nel più alto dei cieli, ma tra gli uomini del nostro tempo». Insomma è nell’amore del prossimo che incontriamo il Figlio di Dio. È nel povero che riconosciamo Gesù! Se vogliamo conoscere Dio dobbiamo amare gli altri. Chi ama si consegna all’altro, si rende vulnerabile e più conoscibile, perché non nasconde più i propri limiti.

Il Natale ci mostra la scelta di Dio che rinuncia alla sua onnipotenza per essere più leggibile, più conoscibile, più vicino all’uomo; per essere amato, corrisposto, imitato. Dio nel Natale ci insegna che l’amore crede nell’altro, si spende per l’altro, si dona all’altro.

Nel volto del Bambino Gesù ci insegna pure l’essenzialità.

In un mondo in cui tutto si vende e tutto si compra, in cui non si dice “grazie” perché ormai è già stampato sullo scontrino, il Natale viene ancora una volta a spiegarci che i beni duraturi non si vendono al mercato, perché sono gratuiti. I veri valori riguardano le relazioni, gli ideali, l’impegno per la promozione umana, la difesa dei diritti dell’uomo e della donna, il rispetto della casa comune, la fratellanza universale, la pace, la giustizia, la solidarietà…

Gesù a Natale si pone nella linea della gratuità. Noi a Natale ci facciamo dei regali. Si tratta di oggetti che compriamo o confezioniamo. Gesù invece, ci ha regalato sé stesso, non ci ha mandato regali. Gesù si fa dono. Gli sposi nel matrimonio non si fanno regali, ma sono dono l’uno per l’altra. Sono semmai gli invitati che fanno loro dei regali.

Il dono esige una risposta. Il Natale come dono esige la nostra risposta e la migliore nostra risposta è la preghiera. I migliori doni da Dio si chiedono in ginocchio. L’Avvento dunque, è l’occasione per ricuperare la dimensione interiore per fare spazio a Dio nella preghiera. Diventi la preghiera il nostro atteggiamento abituale.

don Nico Rutigliano, rettore