«Io sono la risurrezione e la vita»

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CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

siamo giunti a novembre, mese dedicato particolarmente al ricordo dei nostri cari defunti. La Chiesa, fin dai primi tempi, ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi. Ma commemorare i nostri fratelli e sorelle defunti ci porta anche a guardare ad una realtà che spesso allontaniamo dai nostri pensieri: la morte!

Certo pensare alla morte ci preoccupa, ci spaventa e rimane per l’uomo un mistero profondo, un mistero che anche i non credenti circondano di rispetto. Esiste però una pagina evangelica che ci suggerisce in che modo deve trovarci la morte (cfr. Lc 12,39-48) per cui occorre tenersi pronti «perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». La morte ci deve trovare “vivi”; infatti è «beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi». Essere vivi quando arriva la morte può sembrare banale come risposta, ma non lo è per nulla. Troppo spesso infatti viviamo e agiamo come se non dovessimo mai morire e mai rendere conto delle nostre azioni, e così spadroneggiamo e facciamo del male pensando di farla sempre franca, ma non è così. Si può non avere fede, ma la morte è un fatto e riguarda tutti. Non viviamo su questa terra per l’eternità. Il solo pensiero dovrebbe un po’ ridimensionarci tutti, e se si ha la fede dovrebbe illuminarci e farci fare scelte diverse e migliori.

La morte per il cristiano, poi, si colloca nel solco della morte e resurrezione di Cristo, il che vuol dire dare spazio alla speranza perché la morte non ha l’ultima parola sull’uomo. «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Gv 11,25-26). La morte è sempre un incontro con il Signore della vita: è Lui che viene a prenderci per mano e portarci con sé per offrirci pienezza di vita. Ecco perché occorre prepararsi bene alla venuta del Signore. Solo con Lui e grazie a Lui potremmo abitare con speranza la nostra morte. Ce lo ricorda anche papa Francesco: «Gesù ci prenderà per mano e ci dirà, “vieni con me, alzati”, lì finirà la speranza e sarà la realtà della vita. Gesù prenderà ognuno di noi con la sua tenerezza, la sua mitezza, con tutto il suo cuore. Questa è la nostra speranza davanti alla morte. Per chi crede, è una porta che si spalanca completamente; per chi dubita, è uno spiraglio di luce che filtra da un uscio che non si è chiuso proprio del tutto. Ma per tutti noi sarà una grazia, quando questa luce ci illuminerà».

Chiediamo al Signore allora il dono gratuito della speranza, perché sarà l’àncora che dà un senso alla vita, alla nostra vita.

Vi giunga la benedizione del Signore e il saluto di tutta la nostra comunità religiosa.

don Francesco Sposato, rettore