Storie di casa: la gioia di Happy

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Happy di nome e di fatto… il suo sguardo e il suo sorriso sono quelli di un giovane che finalmente può guardare al futuro con speranza e serenità. Happy viene dall’Edo State, nel sud della Nigeria e ha ventuno anni. Come tanti altri suoi connazionali, ha affrontato un duro e lungo viaggio per trovare nuove possibilità in Europa, attraversando il mare. È arrivato in Italia, in Sicilia, il 31 luglio 2016; dopo breve tempo è giunto a Como attraverso la Caritas, e da qui, in agosto, è stato accolto presso la Casa Divina Provvidenza.
«Da quando sono in Italia – racconta Happy – ho cercato di darmi da fare: ho seguito un corso di aiuto cuoco e cameriere, un corso di falegnameria, uno per l’uso del computer e uno per piastrellista. Inoltre ho fatto la scuola di italiano, vorrei arrivare a prendere il diploma di terza media. Questi corsi mi hanno permesso di imparare tante cose, di farmi un’esperienza per potermi rendere utile in questo Paese che mi ha accolto.

Ma ho trovato la mia vera strada quando don Davide mi ha proposto un’esperienza di Servizio Civile con le anziane nella Casa “Santa Marcellina” delle suore guanelliane. Ho accettato con entusiasmo e ho iniziato il 20 gennaio scorso. Il mio compito è stare con le anziane e aiutarle negli spostamenti; do anche una mano a fare pulizia in cucina. Mi piace molto, anche perché le nonnine sono dolci, simpatiche e mi aiutano tanto ad imparare l’italiano… Ho deciso che sarà questo il mio lavoro, accanto alle persone che hanno bisogno. Quando avrò finito il periodo di Servizio Civile, voglio frequentare il corso per diventare OSS (Operatore Socio Sanitario)».
Qui in Casa Divina Provvidenza Happy ha però trovato anche qualcosa di più importante che non la sua strada lavorativa. «Io sono nato cristiano pentecostale e qui a Como ho incontrato per la prima volta sacerdoti cattolici. Mi hanno colpito molto: a differenza dei pastori pentecostali, non hanno una propria famiglia, ma, come Gesù Cristo, sono fratelli a tutti. I sacerdoti della Casa sono stati e sono veramente fratelli per me: mi hanno accolto e mi stanno accompagnando nella vita. Mi sono avvicinato alla Messa cattolica e finalmente ho cominciato a scoprire il vero volto di Dio. Il momento che mi colpisce e mi emoziona di più della Messa è quando il sacerdote alza il pane e il calice e dice “Fate questo in memoria di me”. È bellissimo essere così vicini a Cristo in questo gesto e con il sacramento dell’Eucaristia. Ho così preso la mia decisione: ho cominciato il percorso per diventare cristiano cattolico. In questi mesi sto frequentando degli incontri con don Rinaldo Valpolini. È un cammino impegnativo, ma molto bello; don Rinaldo ha tanta pazienza con noi che spesso non capiamo bene le sue parole e quindi abbiamo bisogno di Susy, la traduttrice. Quando tornerò in Nigeria a fare visita alla mia famiglia, voglio trasmettere loro questo grande dono che mi è stato fatto, perché sono veramente convinto che questo sia la cosa più bella che mi sia capitata e voglio comunicarla ai miei cari, perché anche loro possano essere felici come me».