Se sfogliamo la Bibbia non troveremo un trattato sulla famiglia, però ci accorgeremo che essa contiene interamente, dall’inizio alla fine, un modello d’amore tra due persone. Potremmo dire che la Bibbia è la storia di un matrimonio, quello tra Dio e il suo popolo. Purtroppo alla fedeltà di Dio fa riscontro la continua infedeltà della sua sposa, Israele.
La famiglia cristiana trae il proprio progetto dal matrimonio tra Dio e il suo popolo. Per fondare il proprio matrimonio sulla roccia che è Cristo, la famiglia cristiana nasce su valori che emergono dalla Parola di Dio: amore fino al sacrificio di sé, fedeltà, accoglienza della vita, indissolubilità, perdono, riferimento costante a Dio. La famiglia diventa così una Bibbia aperta per tutti coloro che vogliono leggerla. Ecco perché è bello sognare l’utopia di non aver più bisogno delle Bibbie quando le famiglie cristiane saranno diventate Bibbie viventi.
Può sembrare una proposta di altri tempi, ma se i coniugi si trovassero a pregare intorno alla Parola di Dio, diventerebbero veramente maestri di vita per i propri figli (dimensione essenziale della vocazione matrimoniale). In forza del Battesimo e con la grazia del matrimonio, gli sposi cristiani sono i primi educatori della fede dei figli. Ad essi trasmettono la fede con il buon esempio e l’amore con la testimonianza del loro reciproco amore.
Ma si può ancora parlare di famiglia cristiana? Non è un modello ormai superato? È possibile vivere oggi l’indissolubilità del matrimonio?
La famiglia “tradizionale” risulta essere debole rispetto al passato e in crisi rispetto ai canoni della Chiesa cattolica. Le nuove generazioni iniziano il fidanzamento mettendo già in conto la possibilità del divorzio qualora dovessero scegliere il matrimonio e comunque sembrano preferire la convivenza ad una unione inscindibile. Le statistiche di fatto rivelano un’alta, e sempre in crescita, percentuale di matrimoni che si concludono con separazioni e divorzi. La famiglia moderna è in crisi perché non si vogliono più legami stabili e di conseguenza, si dice, non si possono affrontare scelte impegnative, come mettere al mondo dei figli.
Vi sono poi altri tipi di famiglia: la famiglia “monoparentale”, cioè con un solo genitore; la famiglia “ricostituita” da due nuclei precedenti, che unisce i figli di genitori separati o divorziati; la famiglia “supplente”, formata da due papà o due mamme, che non è famiglia vera e propria, come ha ricordato recentemente Papa Leone: «La famiglia è fondata sull’unione stabile tra uomo e donna».
La famiglia tradizionale quindi, è sempre più rara. Ma questa è la famiglia cristiana, quella formata da una coppia di coniugi che scelgono di vivere insieme un amore fedele, indissolubile, ispirandosi al Vangelo, dove i figli sono visti come una benedizione e accolti come un dono.
La famiglia, questo grande sogno di Dio, questa originale invenzione del Creatore, è ancora possibile? Stiamo assistendo alla confusione dei ruoli in famiglia e al ribaltamento delle parti: mamme che fanno le sorelle, padri che fanno gli amici dei figli, figli che fanno i grandi prima del tempo. Genitori amici dei figli, incapaci di dire i “no che fanno crescere”, si ritrovano senza un minimo di autorità e di ascolto. In questi casi si adatta bene quello che diceva il filosofo danese Søren Kierkegaard: «La nave ormai è in mano al cuoco di bordo e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma che cosa si mangerà domani». Quando i genitori pensano di dare amore ai figli assicurando loro solo cibo, vestiti, istruzione e salute, comprendiamo che stiamo andando fuori strada. Non si vuol dire che è colpa dei genitori, ma si vuole dichiarare che c’è un fallimento educativo: non per nulla papa Francesco ha parlato di «emergenza educativa». È per questo motivo che la Chiesa continua ad affermare il valore della famiglia che nasce dal sacramento matrimoniale, ad indicare i valori cristiani dell’unità, della fedeltà tra coniugi, del dialogo e del perdono, dell’importanza della educazione agli ideali evangelici. La Chiesa, Madre e Maestra, ritiene importante confermare che la famiglia è «chiesa domestica», è il luogo dell’educazione all’amore e della trasmissione della fede, è la prima scuola dei valori, degli ideali e delle virtù.
don Nico Rutigliano, rettore