Don Guanella ci insegna – SAN GIUSEPPE

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Nella sua autobiografia Le vie della Provvidenza, don Guanella ricorda che nel presbiterio della chiesa di Fraciscio c’era un dipinto di San Giuseppe il cui volto era quello di Carlo Gilardi, un anziano del paese vissuto fino a 115 anni. Interrogato sulle terapie che usava, aveva risposto: «Io mangio polenta anche tre volte al giorno ma condita generalmente di un po’ di burro e formaggio; ho avuto cura di tener difese le estremità del corpo da freddo e umidità e non ho avuto malattie mai o quasi mai». È l’immagine di San Giuseppe che consegna sovente negli scritti alle sue Congregazioni come programma: vita appartata, poche pretese, semplicità di cuore. Ricorda nella Lettera Circolare del 20 ottobre 1910: «“Circulus et calamus fecerunt me doctum”, scrive S. Agostino; i Servi della Carità si faranno più sani nel corpo, più sapienti nella mente e soprattutto sani nel cuore, se potranno affiatarsi da veri fratelli e comunicarsi le proprie idee con semplicità ed affetto». Ed esorta alla fiducia in San Giuseppe, invitando a impegnare di più il Santo ad ottenerci le grazie di cui abbiamo bisogno, rivolgendosi a lui scelto come speciale protettore e in cui confidare con tutto l’animo. Don Guanella avrebbe certamente condiviso il pensiero di Papa Francesco che unisce la semplicità di tratto alla concretezza dell’azione: «È bello ascoltare i piccoli… non dicono cose strane, “nell’aria”; dicono cose concrete, e alle volte troppo concrete perché hanno quella semplicità che Dio dà ai piccoli».

«Andiamo a Gesù per mezzo di Giuseppe,
amico del Sacro Cuore»
(L. Guanella)