IL ROSARIO
«Vi esortiamo caldamente che con ogni devozione, pietà e frequenza possibile che in questo anno, per tutto il mese [di ottobre], venga celebrato il Rosario»: con queste parole tratte dall’Enciclica Quamquam pluries, con la quale papa Leone XIII raccomandava il Rosario come mezzo efficace per implorare la protezione della Madonna e di San Giuseppe nelle difficoltà dei tempi, don Guanella nel 1889 presentava e pubblicava una breve guida alla recita. L’operetta, che potrebbe considerarsi un suo piccolo trattato su questa preghiera mariana, sarà ripresa nel 1932 da don Mazzucchi con una seconda edizione intitolata Mezz’ora di buona preghiera in unione con il Papa recitando il Santo Rosario.
Per don Guanella «il Rosario è per eccellenza la preghiera del cristiano, la devozione dei popoli, l’arma di salute della Chiesa […] devozione vecchia eppur sempre nuova e cara ai cuori fedeli».
È singolare l’interpretazione che ne offre «Nel Rosario si recitano per cinque volte dieci Ave, Maria, in onore ai 10 Comandamenti della legge di Dio, ai 10 candelabri d’oro, alle 10 mense, alle 10 cortine che c’erano nell’altare santo, nonché alle 10 corde del salterio davidico ed ai 10 lebbrosi mondati. E il numero 5 allude alle 5 colonne del tabernacolo, alle 5 monete di redenzione dei primogeniti, alle 5 città di rifugio, ai 5 pani moltiplicati, ai 5 talenti da trafficare, e via dicendo. Si ripetono poi tre volte le cinquanta salutazioni angeliche per ricordare il ritorno del giubileo santo per cui l’uomo si affretta più di cuore a Dio e i cuori delle creature, più vivamente congiungendosi fra loro, si congiungono al Creatore e Signore supremo». È certamente fuori dalla nostra mentalità liturgica odierna il suo invito: «Giova altresì in tempo della santa Messa valersi della lezione di un libro pio, ovvero del sacramentale di un rosario benedetto, per dire cento cinquanta volte almeno: Gesù, Signore e Padre mio, pietà di me! Cara Madre, Vergine Maria, fate ch’io salvi l’anima mia!».
È però sempre attuale il richiamo: «Quanto all’efficacia, ciò che in qualche modo giova come la meditazione è recitare adagio adagio un mistero del sacro rosario… domandando nel medesimo tempo la grazia di correggersi di quel difetto in particolare più grave che è in voi».