Il mese di settembre offre alcune ricorrenze mariane, fra le quali primeggia la festa della Natività della Madonna (8 settembre).

Non era nuova a don Guanella questa devozione, perché ne aveva scritto in alcune sue operette. Ne Le vie della Provvidenza ricorda di avere inaugurato la chiesetta eretta a Montespluga proprio il giorno della Natività di Maria del 1897. In Vieni meco si esprime senza mezzi termini: «Maria fu bambina ma non ebbe le imperfezioni di una infante». Nell’operetta O Padre, o Madre ritiene la Madonna, fin da bambina, dotata di quelli che il catechismo definisce doni preternaturali, posseduti da Adamo ed Eva prima del peccato originale: «Ell’è bambina di un dì, ma è perfetta nelle facoltà di intendere e volere». E già mostra i suoi sentimenti di madre: «Vuole provvedervi con bontà piissima». E, continua don Guanella, il figlio non può che lasciarsi attrarre da questo affetto: «Molto più quando si tratta di donna salvatrice, di donna madre, i figli sono obbligati di spiarne tutti gli andamenti e ritrarne tutti i begli esempi nel parlare, nel condursi, nel retto pensare. È da natura che il figlio abbia ad imitare la madre». Solo così vi è vera devozione: «E perché la vostra divozione a Maria sia devozione perfetta, voi dovete altresì imitare per quanto potete le sue virtù».

Una devozione che, nel suo equilibrio, don Guanella misura alle forze spirituali dell’individuo: «Sono enumerati tre gradi di devozione. È un figlio che dice alla madre: “Non voglio farle verun disgusto grave” e questi è figlio che piace. Altro figlio aggiunge: “Dippiù io voglio fare qualche dono alla mia genitrice”. Questi soddisfa meglio. Il terzo poi è diletto perché propone nobilmente così: “Voglio in tutto tener dietro agli esempi della madre per esserle più caro”».

Il Vescovo Oscar aveva inviato uno scritto ai giovani della nostra Diocesi prima che partissero per Lisbona a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù.

È un testo che merita attenzione per la sensibilità educativa con cui il Vescovo approccia il mondo giovanile.

Innanzitutto invita i giovani a lasciare che Dio si prenda cura di loro. «Credi che il Signore ti cerca, ti aspetta, ti si propone». È Dio che vuole incontrarti per approfondire il suo rapporto con te.

La nostra fede si matura con l’accoglienza di un Dio che c’è nella nostra vita, prende l’iniziativa e si fa carico della nostra salvezza.

Poi il Vescovo invita a leggere la Giornata Mondiale nella sua portata, nei suoi contenuti e nella ricaduta sulla vita di ciascuno: è il prendersi in mano per stupire di una occasione di crescita.

Con la riflessione sulla propria esperienza si può crescere in modo concreto.

L’esperienza di Lisbona è invito a mettersi in gioco in maniera creativa perché i  giovani sono persone su cui la nostra Chiesa di Como può  fare affidamento. Ma soprattutto un invito ad indirizzarsi verso una “misura alta” di vita cristiana.

Come si vede quello del nostro Vescovo non è un approccio moralistico al mondo giovanile: è un prendere atto della ricchezza delle loro persone ed un invito ad autodeterminarsi nella scelte di vita con responsabilità.

Bello è sentirsi parte di una squadra e di un territorio, senso di appartenenza e collaborazione sono due valori fondanti per il nostro progetto sportivo con i giovani del centro di accoglienza… segui il nostro sito per scoprire i percorsi che stiamo costruendo insieme.

“I ragazzi che erano qui da noi facevano fatica ad integrarsi nella comunità”, così racconta Don Joseph descrivendoci il progetto per i giovani immigrati ospiti dell’associazione Don Guanella di Como.
“Nel 2016 abbiamo deciso di fondare una squadra di calcio. Il progetto ha aiutato molti ragazzi aiutandoli a trovare e successo nel mondo del lavoro. Imparando regole del fair play fuori e dentro il campo sono cresciuti anche a livello umano. A diventare uomini”.
“La cosa importante, più che il risultato sportivo, è mettere una squadra in campo che si faccia onore. Senza creare episodi negativi in campo”. dice l’allenatore Nicola. “Ho iniziato facendogli lezione di italiano, più che allentarli mi piace aiutarli a stare bene in campo e divertirsi”.
“Qui da noi sono passati più di 50 ragazzi” racconta Franco l’educatore “li accompagnano nella loro integrazione insegnando loro i lavori che sono più richiesti sul territorio di modo che possano avere un’opportunità di crescere e continuare con le loro gambe”.

La nostra comunità religiosa è in festa perché oggi il confratello don Francois Luvunu, cappellano delle nostre suore a Menaggio, ha festeggiato i 10 anni di ordinazione sacerdotale.

Sabato 10 giugno 2023 alle ore 10.00 nella Cattedrale di Como, il vescovo Oscar card. Cantoni ordinerà 4 nuovi presbiteri, tra cui don Alessio Cifani di Ponzate. Don Alessio, prima di entrare in Seminario, ha svolto un periodo di volontariato presso la Casa Divina Provvidenza, e ha riportato la sua esperienza in un articoletto pubblicato su La Divina Provvidenza 1- 2016:

Farsi vicini è bello e possibile

Ciao, mi presento, sono Alessio, ho vent’anni, e voglio condividere un’esperienza importante che sto vivendo.

Circa due mesi fa, era un sabato sera, grazie all’invito di Marta, una mia amica, abbiamo partecipato al cosiddetto “GirAmici” a Como. Ogni terzo sabato del mese il gruppo “Legami” organizza una serata in cui i giovani si trovano a Como, presso la chiesa di S. Cecilia e, dopo un momento di preghiera si dividono in gruppi e vanno a trovare profughi, senza tetto e persone bisognose in varie zone della città, portando qualcosa di caldo e soprattutto donando il proprio tempo per creare relazioni sincere con queste persone.

Così abbiamo partecipato anche noi e ci siamo uniti al gruppo che avrebbe incontrato i profughi presso la Casa Divina Provvidenza dell’Opera Don Guanella. Dopo aver passato una bella serata con i ragazzi ghanesi e nigeriani della mia età, ho pensato che avrei potuto incontrarli non solamente per un sabato al mese, ma con una frequenza maggiore. Da allora mi piace trascorrere il lunedì pomeriggio con loro, per condividere un po’ del mio tempo con questi nuovi amici. Non lo vivo come un obbligo, ma come una piacevole opportunità anche di crescita mia personale. Inoltre ho scoperto che alcuni di questi ragazzi condividono la stessa mia passione per la musica e così sto insegnando loro a suonare la tastiera. La musica è proprio un linguaggio universale! Quindi ogni settimana io e la mia amica andiamo al “Don Guanella”, e mentre insegno musica a chi lo desidera, lei propone delle altre attività agli altri che vengono. È proprio una bella esperienza!

Alessio

Siamo vicini a don Alessio con la preghiera e supplichiamo la benedizione divina su di lui per questa sua nuova missione!

Memoria liturgica di San Luigi Gonzaga

Tra i santi sotto la cui protezione don Guanella si premura di mettere l’Opera che andava fondando, c’è anche San Luigi Gonzaga, patrono dei giovani. Una devozione che don Guanella non viveva solo personalmente ma che si adoperava a diffondere soprattutto in quelle Case che andava aprendo per ragazzi bisognosi. Nella Casa di Como, la festa di San Luigi si celebrava con particolare solennità, anche perché era l’onomastico del Fondatore; don Guanella accettava volentieri questi festeggiamenti perché erano l’occasione per sollecitare i giovani ad imitare le virtù del Santo. Scriveva don Guanella: «Luigi morì ad anni ventuno e fu a tutti modello di innocenza ed esemplare di penitenza» (Nel mese dei fiori, I, 993) e «piacesse al Cielo che tutti imitassero S. Luigi Gonzaga per assicurarne l’innocenza. Un angelo in carne attira la benevolenza di tutti» (Regolamento FSMP, Frammento, IV, 321)

130 anni dalla morte di Alessandro Mazzucchi

Alessandro Mazzucchi, nato a Pianello del Lario il 26 aprile 1878, era il più fedele chierichetto di don Guanella: intelligente, vivace e sensibile, desiderava diventare sacerdote. Nel 1888 fu accolto nella Casa “Divina Provvidenza” di Como per gli studi. Vi rimase due anni, facendosi stimare e benvolere per l’allegria, l’amore per l’Eucaristia e per la carità verso i sofferenti. Il 21 giugno 1890, festa di san Luigi Gonzaga, si festeggiava l’onomastico di don Guanella. Alessandro era stato invitato alla sua tavola, ma anche quel giorno preferì tener compagnia ad un ricoverato. Dopo un po’ sentì il bisogno di prendere aria, salendo sull’altalena. Ma ebbe un improvviso capogiro, svenne e cadde sbattendo con violenza il capo; morì la sera stessa. È considerato il primo germoglio dei Servi della Carità; il fratello minore Leonardo, entrato nella Congregazione qualche anno più tardi, divenne il secondo successore di don Guanella.

In questo mese dedicato al Sacro Cuore leggiamo e meditiamo il celebre brano proposto da don Guanella nella sua opera Nel mese del fervore: «Il Signore continua a mostrarti i tesori della sua misericordia. Ti additò fin qui Betlemme e Nazaret, il Getsemani ed il Calvario di Gesù suo figliuolo unigenito. Di questi ti additò la croce aspersa di sangue, di Gesù ti mostrò le piaghe aperte. Finalmente non sapendo più che fare, di Gesù ti mostrò lo stesso cuore incarnato. Il cuore è la sede dell’amore. Il cuore è il centro della vita. La vita del cuore dell’uomo è la vita di tutto l’uomo. Gesù ti mette dinanzi palpitante il proprio cuore perché riguardando a quello tu ti commuova. Gesù ti apre il suo costato perché entrando nel cuor suo viva della vita sua e impari a salvare te e altrui. Con la carità si salvano le anime. Ama tu il Salvator tuo e salutalo affettuosamente con dirgli: “Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più”».

E preghiamo: «O Gesù mio, traetemi tutto a voi. Traetemi con tutti gli affetti del cuor mio. […] Ma lo so che nol potrei senza l’aiuto vostro. Traetemi, o Gesù mio, traetemi tutto. Lo so ben io, il mio cuore è inquieto finché interamente non riposi accanto al Cuor vostro».

Il Libro Sinodale contiene tante prospettive pastorali delineate dal nostro Vescovo che però hanno bisogno di essere conosciute, studiate ed anche applicate con l’aggiunta da parte di ogni Comunità cristiana del proprio impegno creativo, perché nel proprio territorio la Chiesa risplenda della verità e dell’amore di Gesù.

Si dice che le nostre Comunità devono essere approdi aperti di incontro e relazione, dove potersi fermare, scoprire la bellezza della fede e prepararsi a salpare per andare incontro a tanti che sono lontani dalla esperienza cristiana.

È anche molto importante comprendere che la sinodalità proposta dal Papa non è un evento pure solenne da celebrarsi ma uno stile, un processo che offre la possibilità per tutti i battezzati di esprimere il loro parere, concorrendo alla formazione di un orientamento, di un cammino comune condiviso da tutto il popolo di Dio. Si tratta di creare uno stile diverso del nostro essere Chiesa: è una rivisitazione del Concilio Vaticano II che rende tutti i cristiani protagonisti della Chiesa e che richiede pazienza, perseveranza, fiducia. Si tratta in ultima analisi di un cammino di conversione fatto di preghiera, ascolto dello Spirito, discernimento e azione.

Il Sinodo è una grande provocazione a rinnovare il nostro rapporto di fede con Cristo e ad essere protagonisti di una Chiesa che cammina in modo unito nella storia umana.