«L’arciprete Nicolò Rusca in Sondrio fu strappato di notte e strascinato al tribunale di Thusis per l’accusa d’aver avversato i predicanti evangelici, e si tormentò fino a farlo spirare sotto alle agonie della tortura»: così don Guanella presenta la figura dell’ultimo Beato in ordine di tempo della Diocesi Comasca, annoverandolo tra i «santi di Valtellina». La conoscenza della figura di Nicolò Rusca da parte di Luigi Guanella, favorita dal fratello don Lorenzo, risale agli anni della giovinezza. Questa conoscenza si era fatta via via ammirazione e devozione, rafforzata dai frequenti pellegrinaggi che durante le vacanze da studente compiva sul luogo del suo martirio con il prevosto di Campodolcino, don Giuseppe Della Cagnoletta. Dopo la morte del fratello, quasi omaggio alla sua memoria, don Guanella decise di raccogliere materiale sulla figura di questo martire e consensi per istruire il processo di beatificazione. Gli sforzi di Guanella diedero i loro frutti anche se a distanza di molto tempo: il 21 aprile 2013 Nicolò Rusca è stato proclamato beato.

Il mese di settembre accoglie diverse feste mariane. Alle tre “ufficiali” del Calendario Liturgico universale, la Natività della Madonna, il Nome di Maria e l’Addolorata, ve ne sono altre, lasciate alle celebrazioni particolari. Fra queste il 24 settembre si celebra la Madonna della Mercede, istituita nel secolo XIII all’interno dell’Ordine dei Mercedari per la Redenzione degli schiavi.

Per molte generazioni di confratelli guanelliani questa data ricorda la consacrazione alla Vita Religiosa con l’emissione dei primi Voti Religiosi e, successivamente, il loro rinnovo.

Lo spostamento di data, rispetto alla consuetudine precedente, era dovuto a motivi legati alla cronologia della vita comunitaria della Casa di Barza d’Ispra, allora sede unica del Noviziato e del liceo in Italia.

Ma, come sempre, vi si può trovare un significato quasi profetico. Il Servo della Carità è chiamato a promuovere la dignità di chi è sminuito nella sua dignità di persona, con legislazioni e dottrine che umiliano l’immagine di Dio nell’uomo.

Nell’operetta Il Pane dell’anima (I Corso), don Guanella ricorda l’opera di San Raimondo di Peñafort, fondatore dei Mercedari, volta a salvare non solo i corpi, ma soprattutto le anime degli schiavi dal pericolo di apostasia dalla fede. È la missione affidata ancora oggi alla nostra Famiglia guanelliana: promuovere quella fede che opera per mezzo della carità.

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

nel riprendere la pubblicazione del foglio del Santuario dopo la pausa estiva, volevo condividere con voi una riflessione che credo ci possa aiutare a vivere questo nostro tempo con un impegno e un ottimismo maggiore del solito.

Nel nostro paese vivono circa 7 milioni di persone con più di 75 anni. Di questi si stima che almeno il 20% (cioè 1,4 milioni) soffra di problemi legati all’isolamento ed alla solitudine, ovviamente con differenze notevoli tra il Nord e il Sud e fra campagna e città.

Anche papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani dello scorso mese di luglio ci ha ricordato che la solitudine è purtroppo l’amara compagna della vita di tanti anziani che spesso sono vittime dello scarto.

Occorre quindi valorizzare i carismi dei nonni e degli anziani e il loro apporto alla vita della Chiesa favorendo l’impegno di ogni comunità ecclesiale nel costruire legami fra generazioni e nel combattere la solitudine. Così si esprime Papa Francesco: «Dio non abbandona i suoi figli, mai… Non scarta alcuna pietra, anzi, le più “vecchie” sono la base sicura sulla quale le pietre “nuove” possono appoggiarsi per costruire tutte insieme l’edificio spirituale». E aggiunge: «Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. Così impariamo la bellezza della vita e realizziamo una società fraterna». Anche le nostre Costituzioni dei servi della carità definiscono i confratelli anziani e ammalati «porzione eletta dell’Istituto e fonte di benedizione» (Cost. n° 23). Ma alle belle parole devono seguire azioni concrete che non vedono soltanto in loro delle fragilità o dei limiti, ma soprattutto delle risorse anche insospettabili se vogliamo che le nostre comunità non siano “comunità di vecchi” oppure “comunità invecchiate male”, depresse, chiuse al futuro e alla speranza.

Pertanto puntare di più sul dialogo intergenerazionale e su buone prassi, quali la possibilità che i giovani trovino il tempo per visitare persone anziane sole, il chiedere agli anziani, quali ministri di intercessione, di pregare per i giovani e per la pace, può sicuramente non solo impreziosire il mondo, ogni società e ogni comunità, ma anche può diventare una base imprescindibile per imparare la bellezza della vita perché come dice la saggezza popolare «il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada».

Un caro saluto fraterno

don Francesco Sposato, rettore

Guanella e Scalabrini (Fino Mornasco, 8 luglio 1839 – Piacenza, 1 giugno 1905) si trovarono prima al Collegio Gallio, dove Scalabrini fu per qualche tempo prefetto di disciplina, poi al Seminario diocesano, uniti dallo stesso zelo di carità e dal desiderio di diventare missionari. Don Guanella seguì sempre con ammirazione le attività pastorali e l’opera missionaria dell’amico, dal 1876 vescovo di Piacenza. Quando tra il 1912 e il 1913 si recò negli Stati Uniti per preparare l’arrivo delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, fu accompagnato dai Padri Scalabriniani e, nella loro parrocchia dell’Addolorata a Chicago, dopo pochi mesi posero la loro prima sede le prime suore guanelliane. I vecchi compagni di studio si incontrarono per l’ultima volta nel 1905 a Roma. «Don Luigi Guanella più d’una volta aveva fatto dimanda allo Scalabrini, priore di San Bartolomeo, perché gli procurasse un posticino per fare un po’ di bene nella città. E gli rispondeva lo Scalabrini celiando: “Tu sei troppo rivoluzionario”. Ma il don Guanella, ricordando questo allo Scalabrini in Roma qualche mese prima della sua morte, ebbe lo Scalabrini a conchiudere: “Siamo tutti burattini della divina provvidenza: lasciamoci muovere da lei e facciamo quel bene che ci è possibile”».

Il mese di giugno riporta alla famiglia guanelliana il ricordo della santa morte, avvenuta giovedì 27 giugno 1935, di monsignor Aurelio Bacciarini, primo successore di don Guanella e Amministratore Apostolico della diocesi di Lugano. Certamente i due ebbero caratteri molto diversi accomunati però nello stimarsi a vicenda: poco incline alla ricerca della perfezione, soprattutto quando il bisogno richiedeva di agire, don Guanella; tendenzialmente teutonico e svizzero il secondo. Lo riconosceva del resto lo stesso don Guanella.

Don Guanella, forse con un certo compiacimento, lo presenta talvolta con i suoi titoli dottorali: Bacciarini si era laureato in Teologia presso la Facoltà Teologia di Milano. Su La Divina Provvidenza del 4 aprile 1910 scrive: «Venuto a mancare a Chiavenna il Quaresimalista, la Casa della Divina Provvidenza, per accaparrarsi la popolazione e per corrispondere alle esortazioni di Monsignor Vescovo, fece sacrificio di un suo Servo della carità addetto a importanti uffici, il Prof. Aurelio Bacciarini, per mandarlo a fare la predicazione a Chiavenna, il che esso fece docilmente con zelo e, a quanto ci vien detto, con frutto». Ancora il 9 settembre 1912: «Il 30 dell’ultimo giugno la nuova chiesa di San Giuseppe veniva eretta in parrocchia e per ordine del Sommo Pontefice veniva creato parroco un nostro sacerdote, il dottore don Aurelio Bacciarini Servo della Carità».

Però la stima di don Guanella per Bacciarini andava ben oltre, perché sapeva che condivideva il suo programma. Aveva egli stesso dichiarato rientrando da don Guanella, dopo l’esperienza fra i trappisti: «Alla Trappa ho trovato una vita austera e penitente: però non ci trovai tutte quelle occasioni di sacrificio che vi sono alla Provvidenza: e il rimorso di essere andato alla solitudine quasi a cercarvi i miei comodi fu altro dei motivi che mi persuase al ritorno».

Sappiamo molto bene che ciò che è costitutivo della vita del credente è la propria esperienza di fede: l’autenticità della accoglienza di Gesù Cristo nella vita è certezza di amore, è condivisione della verità, è spessore di contenuti valoriali.

Il Popolo dei credenti è anche consapevole che la propria fede è supportata da iniziative e da progetti pastorali che scandiscono il cammino delle Comunità parrocchiali. Sono progetti che dicono uno stile, educano ad alcuni contenuti e scandiscono la storia di un territorio.

Ebbene, la vivacità di una fede personale si esprime nella condivisione di questo cammino di Chiesa. Il senso della Chiesa non mi fa sentire una battitore libero nell’esprimere la mia religiosità ma mi fa sentire partecipe della famiglia di Dio alla ricerca del suo amore nella mia vita.

Il senso di Chiesa è necessario per il credente. Una Comunità parrocchiale non è la pura giustapposizione di soggetti praticanti. La Comunità Cristiana è fatta di soggetti con la consapevolezza di un cammino condiviso, di progetti pastorali accolti, di orientamenti di vita evangelica conosciuti.

Questo è il senso di Chiesa proposto da Gesù ed è essenziale per la vita di fede.

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

la festa del Sacro Cuore per il nostro Santuario rappresenta sicuramente un momento di grande intensità spirituale, non soltanto perché ne definisce il nome, ma anche perché guardare al cuore di Cristo significa per ogni credente riconoscere la grandezza dell’amore di Dio, il quale, proprio per evitare il rischio di essere banali o troppo teorici, ogni giorno ci viene offerto con il dono della sua Parola e dei suoi sacramenti di salvezza, nonostante tutte le nostre fragilità e i nostri limiti.

Ce lo ricorda molto bene San Paolo quando afferma che «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Lo Spirito Santo è potenza di Dio capace di armonizzare il cuore dei credenti con il cuore di Cristo. È Lui che ci guida a tutta la verità, che fa sorgere in noi l’intuizione che Dio è amore, è comunione, è compassione per la nostra debolezza.

Dal cuore di Cristo Dio Padre ci dà la gioia di celebrare le grandi opere del suo amore per noi; esso è fonte inesauribile dal quale attingiamo l’abbondanza dei suoi doni.

Certo l’immagine cruenta della lancia che trafigge il costato di Cristo sulla croce non diminuisce la crudezza della scena, ma allo stesso tempo rappresenta il più tenero atto di amore da parte di Gesù, il quale, dal suo cuore, fa scaturire una nuova umanità chiamata a vivere del suo battito di carità verso ogni fratello e sorella, senza lasciare indietro nessuno.

Volgiamo allora lo sguardo a Colui che hanno trafitto, perché dal suo cuore sapremmo scoprire la dolce cura della nostra vita, il fuoco che ci anima dal di dentro e non ci consuma, il calore necessario per riscaldare i fratelli e le sorelle infreddoliti dai mali del mondo, la luce per illuminare il cammino degli incerti.

Possa il cuore di Cristo riscaldare i nostri cuori e renderli sempre più capaci di eliminare le barriere dell’odio e della violenza per fare spazio alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione.

San Luigi Guanella, che ha voluto metterci sotto la protezione del Cuore di Cristo, interceda per noi presso il Padre.

A tutti giunga la benedizione del Sacro Cuore di Gesù!

Fraternamente

don Francesco Sposato, rettore

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

il mese di maggio è il periodo dell’anno che più di ogni altro abbiniamo alla devozione alla Madonna. A lei infatti ricorriamo moltiplicando, in questo tempo, momenti di preghiera comunitaria con la recita del santo Rosario oppure organizzando più frequentemente pellegrinaggi verso santuari a lei dedicati.

Anche nel nostro Santuario la devozione alla Vergine Maria, venerata con il titolo di Madre della Divina Provvidenza, è molto viva. Frequentemente infatti si vedono fedeli che si avvicinano sia alla scultura lignea di Vincenzo Moroder (1952), ispirata alla tela di Scipione Pulzone da Gaeta custodita nella chiesa di San Carlo ai Catinari a Roma, sia alla tela di Giovanni Battista Conti (1934) dell’altare laterale di sinistra, raffigurante la Madonna e i Santi della Carità, per rivolgere preghiere di intercessione e di affidamento a colei che ha saputo dire di sì al progetto d’amore di Dio.

Da sempre, infatti, la Madonna rappresenta un modello sicuro a cui guardare perché la riconosciamo vicina a noi, come “donna dei nostri giorni” (come la ama definire mons. Tonino Bello), come “una di casa nostra” che nella ferialità ha saputo rivestire di grazia il suo tempo perché innamorata del suo figlio Gesù, suo e nostro Dio!

Lei è “donna fedele” che ci aiuta a non perdere la fiducia nella divina Provvidenza; lei è “vergine del meriggio” che ci dona l’ebbrezza della luce nonostante sperimentiamo lo spegnersi delle nostre lanterne; lei è “aurora di speranza” che ci indica la luce della fede nel suo figlio Gesù per evitare che il credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete della nostra giornata; lei è nostra “compagna di viaggio” che ci sostiene nelle lentezze del nostro camminare un po’ stanchi.

In questo mese allora disponiamo il nostro cuore a lasciarci guidare dal suo esempio e dalla sua testimonianza perché possiamo fare anche noi della nostra vita un inno di lode, di ringraziamento e del vangelo la norma ispiratrice di ogni nostra scelta quotidiana.

Buon mese di maggio anche a nome della comunità religiosa!

don Francesco Sposato, rettore

OPERE EDITE ED INEDITE DI LUIGI GUANELLA – VOLUME V

Il volume conclude l’impresa editoriale delle «Opere edite ed inedite di Luigi Guanella» pubblicando 557 testi, dei quali 511 usciti dal 1892 al 1915 su «La Divina Provvidenza». il mensile fondato da Luigi Guanella, e i restanti 46 da fonti diverse (altri periodici, numeri unici, stampe d’occasione, presentazioni di pubblicazioni). Circa la metà sono firmati e oltre un quarto furono presentati nel 1935 al processo canonico di beatificazione; i restanti sono attribuiti sulla base di elementi contestuali o risultanze archivistiche. Gli Scritti pubblicistici documentano da vicino l’ultima fase biografica di Luigi Guanella (1842-1915), quel ventennio abbondante durante il quale ha conquistato la santità, la fama di «santo della carità» che lo contraddistingue. Questo volume illumina e rivela tanti aspetti di storia guanelliana, ma soprattutto permette di osservarla con gli occhi stessi del suo artefice e protagonista, quasi di partecipare con lui al dispiegarsi degli eventi. Le decisioni e convinzioni dell’uomo, i suoi giudizi e pensieri ci vengono restituiti con un’immediatezza che sembra sgorgare dalle pagine di un diario.

€ 70,00

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nuovefrontiere@guanelliani.it

+39-06-6575311

Carissimi amici e amiche della Casa Divina Provvidenza,
nel vangelo del giorno di Pasqua (Gv 20,1-9) assistiamo alla corsa al sepolcro di due discepoli, Pietro e Giovanni sollecitati da Maria di Magdala, la quale, vedendo il sepolcro vuoto, istintivamente è portata a gridare al furto del corpo di Gesù. Tutti e tre (Maria di Magdala, Pietro e Giovanni) vedono la pietra ribaltata del sepolcro, vedono i “teli piegati in un luogo a parte”, ma solo di uno di loro si dice che “vide e credette”!

E’ il “vedere” segnato dalla fede che rende la vista capace di andare oltre le cose apparenti e materiali perché guidati dall’amore, dalla fiducia, dalla disponibilità ad andare in profondità, a riconoscere nell’evento la presenza reale di Cristo risorto! Questo “vedere” penetra la realtà e ci svela il cuore delle cose.
In questi giorni pasquali auguro a tutti voi di poter “vedere” con il dono della fede la bellezza della luce di Cristo risorto così da rendere visibile nella vostra vita quell’amore che non ci lascia sulla soglia della superficialità; quell’amore che nonostante la nostra mediocrità continua a risplendere nei nostri cuori; quell’amore che ci darà occhi nuovi per guardare gli altri e le cose che ci circondano come segno visibile della sua presenza in mezzo a noi!
A nome mio e dei confratelli della nostra comunità religiosa gli auguri di Buona Pasqua!

don Francesco Sposato,
superiore della comunità religiosa