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Guanella e Scalabrini (Fino Mornasco, 8 luglio 1839 – Piacenza, 1 giugno 1905) si trovarono prima al Collegio Gallio, dove Scalabrini fu per qualche tempo prefetto di disciplina, poi al Seminario diocesano, uniti dallo stesso zelo di carità e dal desiderio di diventare missionari. Don Guanella seguì sempre con ammirazione le attività pastorali e l’opera missionaria dell’amico, dal 1876 vescovo di Piacenza. Quando tra il 1912 e il 1913 si recò negli Stati Uniti per preparare l’arrivo delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, fu accompagnato dai Padri Scalabriniani e, nella loro parrocchia dell’Addolorata a Chicago, dopo pochi mesi posero la loro prima sede le prime suore guanelliane. I vecchi compagni di studio si incontrarono per l’ultima volta nel 1905 a Roma. «Don Luigi Guanella più d’una volta aveva fatto dimanda allo Scalabrini, priore di San Bartolomeo, perché gli procurasse un posticino per fare un po’ di bene nella città. E gli rispondeva lo Scalabrini celiando: “Tu sei troppo rivoluzionario”. Ma il don Guanella, ricordando questo allo Scalabrini in Roma qualche mese prima della sua morte, ebbe lo Scalabrini a conchiudere: “Siamo tutti burattini della divina provvidenza: lasciamoci muovere da lei e facciamo quel bene che ci è possibile”».
Il mese di giugno riporta alla famiglia guanelliana il ricordo della santa morte, avvenuta giovedì 27 giugno 1935, di monsignor Aurelio Bacciarini, primo successore di don Guanella e Amministratore Apostolico della diocesi di Lugano. Certamente i due ebbero caratteri molto diversi accomunati però nello stimarsi a vicenda: poco incline alla ricerca della perfezione, soprattutto quando il bisogno richiedeva di agire, don Guanella; tendenzialmente teutonico e svizzero il secondo. Lo riconosceva del resto lo stesso don Guanella.
Don Guanella, forse con un certo compiacimento, lo presenta talvolta con i suoi titoli dottorali: Bacciarini si era laureato in Teologia presso la Facoltà Teologia di Milano. Su La Divina Provvidenza del 4 aprile 1910 scrive: «Venuto a mancare a Chiavenna il Quaresimalista, la Casa della Divina Provvidenza, per accaparrarsi la popolazione e per corrispondere alle esortazioni di Monsignor Vescovo, fece sacrificio di un suo Servo della carità addetto a importanti uffici, il Prof. Aurelio Bacciarini, per mandarlo a fare la predicazione a Chiavenna, il che esso fece docilmente con zelo e, a quanto ci vien detto, con frutto». Ancora il 9 settembre 1912: «Il 30 dell’ultimo giugno la nuova chiesa di San Giuseppe veniva eretta in parrocchia e per ordine del Sommo Pontefice veniva creato parroco un nostro sacerdote, il dottore don Aurelio Bacciarini Servo della Carità».
Però la stima di don Guanella per Bacciarini andava ben oltre, perché sapeva che condivideva il suo programma. Aveva egli stesso dichiarato rientrando da don Guanella, dopo l’esperienza fra i trappisti: «Alla Trappa ho trovato una vita austera e penitente: però non ci trovai tutte quelle occasioni di sacrificio che vi sono alla Provvidenza: e il rimorso di essere andato alla solitudine quasi a cercarvi i miei comodi fu altro dei motivi che mi persuase al ritorno».
Sappiamo molto bene che ciò che è costitutivo della vita del credente è la propria esperienza di fede: l’autenticità della accoglienza di Gesù Cristo nella vita è certezza di amore, è condivisione della verità, è spessore di contenuti valoriali.
Il Popolo dei credenti è anche consapevole che la propria fede è supportata da iniziative e da progetti pastorali che scandiscono il cammino delle Comunità parrocchiali. Sono progetti che dicono uno stile, educano ad alcuni contenuti e scandiscono la storia di un territorio.
Ebbene, la vivacità di una fede personale si esprime nella condivisione di questo cammino di Chiesa. Il senso della Chiesa non mi fa sentire una battitore libero nell’esprimere la mia religiosità ma mi fa sentire partecipe della famiglia di Dio alla ricerca del suo amore nella mia vita.
Il senso di Chiesa è necessario per il credente. Una Comunità parrocchiale non è la pura giustapposizione di soggetti praticanti. La Comunità Cristiana è fatta di soggetti con la consapevolezza di un cammino condiviso, di progetti pastorali accolti, di orientamenti di vita evangelica conosciuti.
Questo è il senso di Chiesa proposto da Gesù ed è essenziale per la vita di fede.
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
la festa del Sacro Cuore per il nostro Santuario rappresenta sicuramente un momento di grande intensità spirituale, non soltanto perché ne definisce il nome, ma anche perché guardare al cuore di Cristo significa per ogni credente riconoscere la grandezza dell’amore di Dio, il quale, proprio per evitare il rischio di essere banali o troppo teorici, ogni giorno ci viene offerto con il dono della sua Parola e dei suoi sacramenti di salvezza, nonostante tutte le nostre fragilità e i nostri limiti.
Ce lo ricorda molto bene San Paolo quando afferma che «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Lo Spirito Santo è potenza di Dio capace di armonizzare il cuore dei credenti con il cuore di Cristo. È Lui che ci guida a tutta la verità, che fa sorgere in noi l’intuizione che Dio è amore, è comunione, è compassione per la nostra debolezza.
Dal cuore di Cristo Dio Padre ci dà la gioia di celebrare le grandi opere del suo amore per noi; esso è fonte inesauribile dal quale attingiamo l’abbondanza dei suoi doni.
Certo l’immagine cruenta della lancia che trafigge il costato di Cristo sulla croce non diminuisce la crudezza della scena, ma allo stesso tempo rappresenta il più tenero atto di amore da parte di Gesù, il quale, dal suo cuore, fa scaturire una nuova umanità chiamata a vivere del suo battito di carità verso ogni fratello e sorella, senza lasciare indietro nessuno.
Volgiamo allora lo sguardo a Colui che hanno trafitto, perché dal suo cuore sapremmo scoprire la dolce cura della nostra vita, il fuoco che ci anima dal di dentro e non ci consuma, il calore necessario per riscaldare i fratelli e le sorelle infreddoliti dai mali del mondo, la luce per illuminare il cammino degli incerti.
Possa il cuore di Cristo riscaldare i nostri cuori e renderli sempre più capaci di eliminare le barriere dell’odio e della violenza per fare spazio alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione.
San Luigi Guanella, che ha voluto metterci sotto la protezione del Cuore di Cristo, interceda per noi presso il Padre.
A tutti giunga la benedizione del Sacro Cuore di Gesù!
Fraternamente
don Francesco Sposato, rettore
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
il mese di maggio è il periodo dell’anno che più di ogni altro abbiniamo alla devozione alla Madonna. A lei infatti ricorriamo moltiplicando, in questo tempo, momenti di preghiera comunitaria con la recita del santo Rosario oppure organizzando più frequentemente pellegrinaggi verso santuari a lei dedicati.
Anche nel nostro Santuario la devozione alla Vergine Maria, venerata con il titolo di Madre della Divina Provvidenza, è molto viva. Frequentemente infatti si vedono fedeli che si avvicinano sia alla scultura lignea di Vincenzo Moroder (1952), ispirata alla tela di Scipione Pulzone da Gaeta custodita nella chiesa di San Carlo ai Catinari a Roma, sia alla tela di Giovanni Battista Conti (1934) dell’altare laterale di sinistra, raffigurante la Madonna e i Santi della Carità, per rivolgere preghiere di intercessione e di affidamento a colei che ha saputo dire di sì al progetto d’amore di Dio.
Da sempre, infatti, la Madonna rappresenta un modello sicuro a cui guardare perché la riconosciamo vicina a noi, come “donna dei nostri giorni” (come la ama definire mons. Tonino Bello), come “una di casa nostra” che nella ferialità ha saputo rivestire di grazia il suo tempo perché innamorata del suo figlio Gesù, suo e nostro Dio!
Lei è “donna fedele” che ci aiuta a non perdere la fiducia nella divina Provvidenza; lei è “vergine del meriggio” che ci dona l’ebbrezza della luce nonostante sperimentiamo lo spegnersi delle nostre lanterne; lei è “aurora di speranza” che ci indica la luce della fede nel suo figlio Gesù per evitare che il credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete della nostra giornata; lei è nostra “compagna di viaggio” che ci sostiene nelle lentezze del nostro camminare un po’ stanchi.
In questo mese allora disponiamo il nostro cuore a lasciarci guidare dal suo esempio e dalla sua testimonianza perché possiamo fare anche noi della nostra vita un inno di lode, di ringraziamento e del vangelo la norma ispiratrice di ogni nostra scelta quotidiana.
Buon mese di maggio anche a nome della comunità religiosa!
don Francesco Sposato, rettore
OPERE EDITE ED INEDITE DI LUIGI GUANELLA – VOLUME V
Il volume conclude l’impresa editoriale delle «Opere edite ed inedite di Luigi Guanella» pubblicando 557 testi, dei quali 511 usciti dal 1892 al 1915 su «La Divina Provvidenza». il mensile fondato da Luigi Guanella, e i restanti 46 da fonti diverse (altri periodici, numeri unici, stampe d’occasione, presentazioni di pubblicazioni). Circa la metà sono firmati e oltre un quarto furono presentati nel 1935 al processo canonico di beatificazione; i restanti sono attribuiti sulla base di elementi contestuali o risultanze archivistiche. Gli Scritti pubblicistici documentano da vicino l’ultima fase biografica di Luigi Guanella (1842-1915), quel ventennio abbondante durante il quale ha conquistato la santità, la fama di «santo della carità» che lo contraddistingue. Questo volume illumina e rivela tanti aspetti di storia guanelliana, ma soprattutto permette di osservarla con gli occhi stessi del suo artefice e protagonista, quasi di partecipare con lui al dispiegarsi degli eventi. Le decisioni e convinzioni dell’uomo, i suoi giudizi e pensieri ci vengono restituiti con un’immediatezza che sembra sgorgare dalle pagine di un diario.
€ 70,00
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Carissimi amici e amiche della Casa Divina Provvidenza,
nel vangelo del giorno di Pasqua (Gv 20,1-9) assistiamo alla corsa al sepolcro di due discepoli, Pietro e Giovanni sollecitati da Maria di Magdala, la quale, vedendo il sepolcro vuoto, istintivamente è portata a gridare al furto del corpo di Gesù. Tutti e tre (Maria di Magdala, Pietro e Giovanni) vedono la pietra ribaltata del sepolcro, vedono i “teli piegati in un luogo a parte”, ma solo di uno di loro si dice che “vide e credette”!
E’ il “vedere” segnato dalla fede che rende la vista capace di andare oltre le cose apparenti e materiali perché guidati dall’amore, dalla fiducia, dalla disponibilità ad andare in profondità, a riconoscere nell’evento la presenza reale di Cristo risorto! Questo “vedere” penetra la realtà e ci svela il cuore delle cose.
In questi giorni pasquali auguro a tutti voi di poter “vedere” con il dono della fede la bellezza della luce di Cristo risorto così da rendere visibile nella vostra vita quell’amore che non ci lascia sulla soglia della superficialità; quell’amore che nonostante la nostra mediocrità continua a risplendere nei nostri cuori; quell’amore che ci darà occhi nuovi per guardare gli altri e le cose che ci circondano come segno visibile della sua presenza in mezzo a noi!
A nome mio e dei confratelli della nostra comunità religiosa gli auguri di Buona Pasqua!
don Francesco Sposato,
superiore della comunità religiosa
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
il tempo di Quaresima che stiamo vivendo è sicuramente un tempo per cercare la verità del nostro io, senza trucchi e senza recite, per cui ci sarà bisogno di un serio impegno di conversione che non può essere più rimandabile.
«Convertitevi e credete nel Vangelo»: sono queste le parole pronunciate da Gesù che non ammettono da parte nostra risposte mediocri o superficiali se vogliamo realmente ritornare a Dio scendendo, come ci ha suggerito Papa Francesco, «dal palcoscenico della finzione».
Convertirsi significa vivere sapendo che il meglio è ora davanti ai nostri occhi e, se anche facciamo fatica a riconoscerlo, la nostra fede ci dice che esiste ed è reale, per cui il tempo della conversione, prima di essere il tempo delle nostre decisioni di cambiamento, è il tempo di affidarsi alla misericordia di Dio. Ogni vera conversione nasce quando si fa l’esperienza di sentirsi amati da un Dio che, nonostante le nostre debolezze e fragilità, continua a spalancare le sue braccia per noi peccatori, donandoci la grazia del perdono, migliore forza sanante e purificante per il nostro cuore.
Papa Francesco nella sua omelia del Mercoledì delle Ceneri ci ha invitato a chiederci: «dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io? Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore “ballerino”, che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ il Signore e un po’ il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalle falsità che lo incatenano?». Liberiamo il nostro cuore da tutto ciò che impedisce a Dio di abitarci perché il nostro Dio non è un Dio che chiede, che ordina, che minaccia, ma un Dio che viene a noi a mani piene per darci tutto. Non sarà facile, ma affidandoci alla provvidente misericordia di Dio, si può anche ribaltare un pronostico non sempre favorevole per noi se ci fermiamo unicamente a contare sulle nostre forze. Il viaggio è iniziato, l’equipaggiamento dell’ “elemosina, preghiera e digiuno” ci è stato consegnato, la strada è stata indicata: a noi il compito di camminare con decisione verso la Pasqua, sicuri che quel giorno sarà vissuto con un cuore sicuramente rinnovato e pieno di gioia.
Buon cammino di conversione!
don Francesco Sposato, rettore
Martedì 19 dicembre la famiglia Guanelliana festeggia il centottantunesimo “compleanno” del suo fondatore, San Luigi Guanella: egli infatti era nato a Fraciscio di Campodolcino alle ore 23 del 19 dicembre 1842. Per ricordare questo avvenimento, alle ore 15.00 si terrà la tradizionale S. Messa Intercontinentale celebrata contemporaneamente in tutte le Case guanelliane sparse nel mondo. È un momento di intensa spiritualità nel ricordo del Fondatore e di grande comunione con l’intera famiglia guanelliana.
Nell’operetta catechistica Andiamo al Paradiso don Guanella presenta l’Avvento, periodo liturgico che precede le feste di Natale, come tempo da trascorrere «in gaudio spirituale, attendendo l’anniversaria ricorrenza della nascita di Gesù salvatore in Betlemme nella grotta».
È la Chiesa «madre amante che attende lo Sposo» a guidarci in questo cammino e che si aspetta da parte nostra che rispondiamo al suo affetto con un comportamento devoto.
L’Avvento non è la Quaresima e pertanto non siamo spinti a severe rinunce: «godine pure in cuor tuo che la Chiesa non te ne distoglie», siamo però invitati a mantenere uno stile di vita sobrio: «non disturbare con clamori di allegrezza vana il raccoglimento di tua Madre».
Il cammino è segnato dalla liturgia: «il sacerdote e l’altare sono scuola di virtù. Ammaestrano continuamente». In altre parole siamo esortati all’ascolto della Parola di Dio e alla pratica dei Sacramenti, perché dopo la morte dell’ultimo Apostolo, San Giovanni, «la Chiesa ci ammaestra con la liturgia sacra».
Il desiderio di incontrare Gesù nel Natale si acuisce vivendo l’Avvento come una grande vigilia: «Nelle vigilie noi veniamo dinanzi a Dio desiderosi di unirci a lui, come il figlio che, sapendo dell’arrivo dei genitori diletti, esca loro incontro con tripudio, movendo frettolosi i passi e battendo le mani».
L’Avvento ci ricorda però anche che «portare Dio nella lingua con belle parole, portarlo nel cuore con buoni affetti, non è il tutto»: occorre disporsi a «portarlo, come Simeone, tra le braccia colle opere».