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29 GENNAIO – 150 anni dall’arrivo di don Guanella a Torino da don Bosco
31 GENNAIO – San Giovanni Bosco
Fin dai tempi del seminario Luigi Guanella aveva sentito parlare di don Giovanni Bosco; durante gli anni di Savogno si recò spesso a Torino, dove lo conobbe personalmente e visitò le sue opere, restandone sempre più attratto. Il 29 gennaio 1875 fu accolto tra i Salesiani, dove il 25 settembre successivo emise i voti triennali. In breve si guadagnò la stima e la benevolenza di don Bosco, che inizialmente lo tenne con sé a Torino affidandogli diversi incarichi (tra cui la direzione dell’oratorio di S. Luigi a Porta Nuova), poi l’anno successivo lo inviò come direttore di un collegio a Trinità di Mondovì; pensava addirittura di mandarlo in missione in America del Sud. La decisione di rientrare in Diocesi al richiamo del Vescovo, nel settembre 1878, fu molto sofferta: «Reputo grandissima fortuna essere venuto con D. Bosco, ma il mio cuore sentirebbe un vuoto per tutta la vita perché non parrà vero, ma continua in me il pensiero di fabbricare qualche giabotto in patria mia».
Si era soliti nelle nostre Case guanelliane, fino ad alcuni anni fa, fare scegliere nel primo giorno di gennaio, all’inizio dell’anno, l’immaginetta di un Santo, scelto casualmente, che venisse poi invocato come protettore “aggiunto” per l’anno in corso. Don Guanella stesso avrebbe apprezzato questo gesto. Lui che invitava le sue Suore a diffonderle tra i bambini della scuola materna, perché «le fotografie rimangono parimente impresse nella mente e nel cuore dei buoni» (Alle Figlie di Santa Maria della Provvidenza nell’Opera degli Asili, IV 828). Nell’era dei social, dove il vedere ha sostituito in gran parte il sentire e l’ascoltare, ci suggerisce ancora il Fondatore: «[Ci sono] le immagini di Maria santissima che vi incoraggiano […] le statue dei santi, vostri fratelli nel paradiso, i quali nel loro linguaggio vi invitano: “Se tanti e tante siamo salvi in cielo, perché non potrete voi stessi?”» (Corso di sante missioni, VI 825).
All’inizio dell’Anno Giubilare 2025 “Pellegrini di Speranza”, vogliamo incoraggiarvi a recitare insieme la preghiera che Papa Francesco ci ha consegnato, sentendoci parte della stessa Famiglia che è la Chiesa.
PREGHIERA DEL GIUBILEO
Padre che sei nei cieli, la fede che ci hai donato
nel tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello, e la fiamma di carità
effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo,
ridestino in noi la beata speranza per l’avvento del tuo Regno.
La tua grazia ci trasformi in coltivatori operosi dei semi evangelici
che lievitino l’umanità e il cosmo, nell’attesa fiduciosa
dei cieli nuovi e della terra nuova, quando vinte le potenze del Male,
si manifesterà per sempre la tua gloria.
La grazia del Giubileo ravvivi in noi Pellegrini di Speranza,
l’anelito verso i beni celesti e riversi sul mondo intero
la gioia e la pace del nostro Redentore.
A te Dio benedetto in eterno sia lode e gloria nei secoli.
Amen.
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
«Considera il viaggio e gli stenti che Gesù sostenne per rintracciarti. Quanto al viaggio percorse un cammino grandissimo, perché dal cielo discese fin su questa terra. Quanto agli stenti ne tollerò senza confine, perché sopportò tutta la povertà di Betlemme, tutti i sudori di Nazareth, tutti gli strazi di Gerusalemme e tutte le agonie del Calvario […]. Pensa a questo, ché avrai ragion di gridar tu stesso come già sclamarono attoniti in cielo gli angeli, in sulla terra i giusti: “Il Signore amò gli uomini così, da dare per essi il Figliuol suo unigenito”. Ecco che Gesù ti ha dunque raggiunto nel deserto di questa terra. Il Figlio dell’Eterno ritrovandoti disse nello eccesso della sua gioia: “Andiamo al Padre! Andiamo al Padre! Io ti accompagno”. Intanto prega di cuore così: “Padre nostro, che siete ne’ cieli” e sta sicuro» (L. Guanella, Andiamo al Padre).
Un nuovo anno, un nuovo cammino da percorrere insieme. Il nuovo ci spaventa, l’incognito ci fa paura, l’ignoto ci intimorisce. Ma non siamo soli! Don Guanella ci incoraggia a riflettere sul «grandissimo cammino» che Gesù ha fatto per raggiungerci. Ciascuno di noi sa quanti espedienti il Signore escogita per incontrarci, quanti stimoli ci manda per entrare nel nostro cuore, quante persone ci fa incontrare per parlarci, quanti eventi ci fa sperimentare per scuoterci e provocarci. Dio ci pungola e ci sprona a camminare, a migliorare noi stessi e l’ambiente circostante, ad essere sempre in ricerca. Il cristiano è un camminatore, sempre in ricerca di Dio e della Sua volontà.
Il Fondatore ci invita a cercare Dio Padre nel nostro cuore, nel servizio di carità, nelle donne e negli uomini che incrociamo sul nostro cammino, e ci ripete: «Andiamo al Padre! Andiamo al Padre!».
Con il nuovo anno invochiamo Dio con San Luigi Guanella che ci consiglia: «prega di cuore così: “Padre nostro, che sei nei cieli” e sta sicuro».
Inoltre, non dobbiamo pensare di fare da soli. «Qual gioia avere una guida nel cammino della vita!» (L. Guanella, Il Fondamento). Lo Spirito, protagonista della storia della salvezza, è la nostra guida interiore. La Parola di Dio, lampada che illumina, è la luce che rischiara i nostri passi. Gesù, il Risorto che ha accompagnato i due discepoli di Emmaus, è il nostro maestro e accompagnatore. La Chiesa, Popolo di Dio in cammino, è il fiume di persone che percorrono le strade del mondo per soccorrere, aiutare, testimoniare, annunciare e fare in modo a che «a nessuno incolga mal di sorta nel cammino della vita». Maria Santissima, nostra compagna di viaggio, conduca il nostro percorso comunitario in questo nuovo anno.
Concludo con le parole di don Guanella: «Il Signore ci benedica e ci prosperi nelle opere di misericordia, nelle quali la bontà della divina Provvidenza si degna di adoperarci» (L. Guanella, Circolare, Como,15 gennaio 1910).
Buon anno a tutti!
don Nico Rutigliano, rettore
Martedì 19 dicembre la Famiglia guanelliana festeggia il centottantaduesimo “compleanno” del suo Fondatore, San Luigi Guanella: egli infatti era nato a Fraciscio di Campodolcino alle ore 23 del 19 dicembre 1842. Per ricordare questo avvenimento, quest’anno, seguendo le direttive del Comitato per il Giubileo della Famiglia guanelliana (SdC, FSMP, Guanelliani Cooperatori), nell’imminenza dell’apertura della Porta Santa, abbiamo stabilito che ogni S. Messa celebrata nel nostro Santuario quel giorno potrà essere una S. Messa “intercontinentale”, in collegamento spirituale con l’intera Famiglia guanelliana sparsa in tutto il mondo.
Nel dicembre 1914 don Giuseppe Perversi, un sacerdote della diocesi di Pavia che, gravemente ammalato era stato ospite presso la Binda a Lora, scriveva a don Leonardo Mazzucchi, invitandolo a salutargli don Guanella: «Lo ringrazio della carità avuta per me: e gli dica che alla sua scuola ho imparato tante belle cose, la vita di fede, l’amore al Papa ed alla Chiesa». Parole che ci aiutano a varcare spiritualmente in chiave prettamente guanelliana la Porta Santa del Giubileo, che in questa Vigilia di Natale papa Francesco aprirà a Roma.
Nell’ottobre scorso la rivista Settimana News ha censito una panoramica sugli undici anni del pontificato di papa Francesco, convergendo i relatori attorno ad alcuni punti: dono dello Spirito alla sua Chiesa, simbolo e servizio di unità, testimonianza talora discussa e divisiva, sfida evangelizzante.
Un parroco ha sottolineato che, sulla linea di molti media contemporanei, «Non viene più riconosciuta una autorità indiscussa e unica, e la voce del papa si confronta e si confonde con altre autorità. Pochi leggono i testi… Funziona lo stereotipo ed esso è sempre anche divisivo, perché nel contesto quotidiano non sono i contenuti che funzionano, ma piuttosto gli stereotipi e i simboli».
Vale per noi il monito di don Guanella che, dopo aver lamentato i facili giudizi di molti sull’operato del papa, conclude: «Vero, vero che ognuno deve giudicare della arte o della scienza propria e non in quello d’altri in cui non s’intende. Eccovi la verità di un fatto costante. Il più dei cristiani sono sciocchi come i fanciulli. Parlano e poi giudicano e poi pensano» (Il pane dell’anima II).
Nei giorni 15 e 17 novembre la Chiesa italiana ha celebrato a Roma la sua prima Assemblea sinodale: un evento di grande rilevanza.
Perché la Chiesa si è data convocazione con più di mille Delegati dalle varie Diocesi d’Italia? La comunità cristiana sente il bisogno di risintonizzare il suo cammino di fede con la presenza dello Spirito di Gesù, che è presenza di vita e di verità.
I temi che richiedono un discernimento sono l’inculturazione della fede nella nostra società, il bisogno di rinnovare l’annuncio del Vangelo nell’oggi, la necessità di essere, come cristiani, segno profetico per dare speranza all’uomo moderno.
L’esperienza sinodale è stata connotata dalla conversazione nello Spirito che è fatta di preghiera, di ascolto, di discernimento, di proposte e di incontro con il mondo.
Questa Assemblea a che cosa ha condotto?
Saranno presi in considerazione i temi più condivisi nella riflessione e che verranno proposti all’attenzione delle Diocesi e alla loro valutazione. Le osservazioni di ritorno dalle Diocesi costituiranno il contenuto di un documento con indicazioni pratiche per vivacizzare la dinamica di fede dei credenti.
Il tutto sarà presentato poi alla Chiesa d’Italia da parte dei suoi Vescovi nel prossimo mese di maggio.
Diventerà motivo di gioia la condivisione di questo cammino da parte nostra.
CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE
Ci prepariamo al Natale, festa di luce, di doni, di auguri. Andiamo incontro al Signore che viene. Ci sforziamo di andare verso di Lui, ma poi ci accorgiamo che è Lui che viene verso di noi.
Anche in Casa Madre c’è un andare e un venire, un avvicendamento che vede coinvolti don Francesco Sposato, che va a Roma come Segretario generale e me, che lascio Roma per venire qui a Como in Casa Madre. Sono nativo della Puglia e sono stato per sei anni il Segretario generale della Congregazione dei Servi della Carità, dopo aver svolto un periodo di attività pastorale, un’esperienza in India e tanti anni di formazione in Seminario.
Entro in punta di piedi nel Santuario del Sacro Cuore pensando a quanti illustri guanelliani mi hanno preceduto. Mi inginocchio davanti all’urna di don Guanella e chiedo a lui di guidarmi. Con questa presentazione voglio augurarvi un buon cammino verso il Natale.
La festa del Natale ci sconvolge e ci commuove. Ci sconvolge quando scopriamo che Dio non si stanca mai di noi e ci vuol così bene da mandarci Suo Figlio. Ci commuove quando troviamo nella grotta di Betlemme un bambino, nel mistero l’umiltà, nell’evento la piccolezza. Nella fragilità del Dio Bambino scorgiamo la sua vicinanza agli uomini.
Nel Natale, Dio è Colui che viene. Tutti gli interventi di Dio nella storia sono “venute” di Dio. Dio continua a venire con la sua Parola, nella Liturgia, nell’Eucaristia, nel povero.
Nel Natale Dio si fa bambino per venire a noi e rivelarsi. Assume la nostra umanità per farsi conoscere. Si abbassa a noi, entrando nel limite del tempo e nel finito dello spazio, per farsi amare da noi.
Carl Rahner ha detto: «Dopo Betlemme non dovremmo più cercare Gesù nel più alto dei cieli, ma tra gli uomini del nostro tempo». Insomma è nell’amore del prossimo che incontriamo il Figlio di Dio. È nel povero che riconosciamo Gesù! Se vogliamo conoscere Dio dobbiamo amare gli altri. Chi ama si consegna all’altro, si rende vulnerabile e più conoscibile, perché non nasconde più i propri limiti.
Il Natale ci mostra la scelta di Dio che rinuncia alla sua onnipotenza per essere più leggibile, più conoscibile, più vicino all’uomo; per essere amato, corrisposto, imitato. Dio nel Natale ci insegna che l’amore crede nell’altro, si spende per l’altro, si dona all’altro.
Nel volto del Bambino Gesù ci insegna pure l’essenzialità.
In un mondo in cui tutto si vende e tutto si compra, in cui non si dice “grazie” perché ormai è già stampato sullo scontrino, il Natale viene ancora una volta a spiegarci che i beni duraturi non si vendono al mercato, perché sono gratuiti. I veri valori riguardano le relazioni, gli ideali, l’impegno per la promozione umana, la difesa dei diritti dell’uomo e della donna, il rispetto della casa comune, la fratellanza universale, la pace, la giustizia, la solidarietà…
Gesù a Natale si pone nella linea della gratuità. Noi a Natale ci facciamo dei regali. Si tratta di oggetti che compriamo o confezioniamo. Gesù invece, ci ha regalato sé stesso, non ci ha mandato regali. Gesù si fa dono. Gli sposi nel matrimonio non si fanno regali, ma sono dono l’uno per l’altra. Sono semmai gli invitati che fanno loro dei regali.
Il dono esige una risposta. Il Natale come dono esige la nostra risposta e la migliore nostra risposta è la preghiera. I migliori doni da Dio si chiedono in ginocchio. L’Avvento dunque, è l’occasione per ricuperare la dimensione interiore per fare spazio a Dio nella preghiera. Diventi la preghiera il nostro atteggiamento abituale.
don Nico Rutigliano, rettore
Don Guanella aveva una particlare venerazione verso questa immagine della Vergine Maria, a cui dedicò la sua Congregazione femminile e che volle patrona principale di quella maschile. Di lei scrisse (LDP novembre 1895): «Nelle varie opere della Piccola Casa, la nostra comune Madre Maria SS. vien venerata sotto questo titolo di Madre della Divina Provvidenza […]. La Beata Vergine della Divina Prov. è la carissima nostra Madre, la quale gode di essere chiamata con questo titolo, per essere più pronta al soccorso nostro […]. La Madonna della Divina Provvidenza raccoglie il suo Divin Figlio avvolto in un copioso ammanto, e se lo stringe amorosamente al cuore e lo guarda con due occhi ammirabili per la divina gioia che inonda, quasi per dire: “Io abbraccio la Divina Provvidenza […], la quale si serve di me umile ancella, perché fornisca cibo ed assistenza a questo celeste Infante, che è la Divina Provvidenza Incarnata”. […] Che consolazione in mezzo ai triboli della vita avere cui ricorrere, e ricorrere alla gran Vergine della D. Provvidenza!».
Il 13 novembre la Chiesa celebra la memoria di San Stanislao Kostka, giovane gesuita polacco, morto novizio diciottenne nel 1568 a Roma. Era tradizione nel nostro noviziato guanelliano che in questo giorno i novizi festeggiassero solennemente il loro patrono, cominciando con la celebrazione eucaristica particolarmente curata con il canto polifonico. Negli anni in cui operava la banda musicale dei chierici, si esibiva anche in un concerto e, secondo l’usanza dei tempi, non mancava la tradizionale “Accademia”.
Don Guanella, fin dal Breve statuto delle Figlie del Sacro Cuore chiamate Crocine in Como del 1893, affida a questo Santo gli studenti orientati agli studi sacri: «Protettore celeste di questi giovani è S. Stanislao Kostka, mentre S. Luigi è il protettore generale di tutti i fanciulli della Piccola Casa». Tradizioni d’altri tempi: ma che forse potrebbero essere non del tutto superate, anche se rinnovate nello stile, nei nostri noviziati, pur nel radicale assottigliamento del numero dei novizi.
La nostra Ratio Formationis tra i “Modelli di riferimento” cita i Santi della Carità (n. 47) e in un recente incontro tra formatori è stato esplicitamente sottolineato il desiderio di dare maggiore spazio all’agiografia tra gli spunti per l’orientamento i vita. «I Santi – ha ricordato papa Francesco – sono perle preziose; sono sempre vivi e attuali, non perdono mai valore, perché rappresentano un affascinante commento del Vangelo. La loro vita è come un catechismo per immagini».