CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

«Considera il viaggio e gli stenti che Gesù sostenne per rintracciarti. Quanto al viaggio percorse un cammino grandissimo, perché dal cielo discese fin su questa terra. Quanto agli stenti ne tollerò senza confine, perché sopportò tutta la povertà di Betlemme, tutti i sudori di Nazareth, tutti gli strazi di Gerusalemme e tutte le agonie del Calvario […]. Pensa a questo, ché avrai ragion di gridar tu stesso come già sclamarono attoniti in cielo gli angeli, in sulla terra i giusti: “Il Signore amò gli uomini così, da dare per essi il Figliuol suo unigenito”. Ecco che Gesù ti ha dunque raggiunto nel deserto di questa terra. Il Figlio dell’Eterno ritrovandoti disse nello eccesso della sua gioia: “Andiamo al Padre! Andiamo al Padre! Io ti accompagno”. Intanto prega di cuore così: “Padre nostro, che siete ne’ cieli” e sta sicuro» (L. Guanella, Andiamo al Padre).

Un nuovo anno, un nuovo cammino da percorrere insieme. Il nuovo ci spaventa, l’incognito ci fa paura, l’ignoto ci intimorisce. Ma non siamo soli! Don Guanella ci incoraggia a riflettere sul «grandissimo cammino» che Gesù ha fatto per raggiungerci. Ciascuno di noi sa quanti espedienti il Signore escogita per incontrarci, quanti stimoli ci manda per entrare nel nostro cuore, quante persone ci fa incontrare per parlarci, quanti eventi ci fa sperimentare per scuoterci e provocarci. Dio ci pungola e ci sprona a camminare, a migliorare noi stessi e l’ambiente circostante, ad essere sempre in ricerca. Il cristiano è un camminatore, sempre in ricerca di Dio e della Sua volontà.

Il Fondatore ci invita a cercare Dio Padre nel nostro cuore, nel servizio di carità, nelle donne e negli uomini che incrociamo sul nostro cammino, e ci ripete: «Andiamo al Padre! Andiamo al Padre!».

Con il nuovo anno invochiamo Dio con San Luigi Guanella che ci consiglia: «prega di cuore così: “Padre nostro, che sei nei cieli” e sta sicuro».

Inoltre, non dobbiamo pensare di fare da soli. «Qual gioia avere una guida nel cammino della vita!» (L. Guanella, Il Fondamento). Lo Spirito, protagonista della storia della salvezza, è la nostra guida interiore. La Parola di Dio, lampada che illumina, è la luce che rischiara i nostri passi. Gesù, il Risorto che ha accompagnato i due discepoli di Emmaus, è il nostro maestro e accompagnatore. La Chiesa, Popolo di Dio in cammino, è il fiume di persone che percorrono le strade del mondo per soccorrere, aiutare, testimoniare, annunciare e fare in modo a che «a nessuno incolga mal di sorta nel cammino della vita». Maria Santissima, nostra compagna di viaggio, conduca il nostro percorso comunitario in questo nuovo anno.

Concludo con le parole di don Guanella: «Il Signore ci benedica e ci prosperi nelle opere di misericordia, nelle quali la bontà della divina Provvidenza si degna di adoperarci» (L. Guanella, Circolare, Como,15 gennaio 1910).

Buon anno a tutti!

don Nico Rutigliano, rettore

Martedì 19 dicembre la Famiglia guanelliana festeggia il centottantaduesimo “compleanno” del suo Fondatore, San Luigi Guanella: egli infatti era nato a Fraciscio di Campodolcino alle ore 23 del 19 dicembre 1842. Per ricordare questo avvenimento, quest’anno, seguendo le direttive del Comitato per il Giubileo della Famiglia guanelliana (SdC, FSMP, Guanelliani Cooperatori), nell’imminenza dell’apertura della Porta Santa, abbiamo stabilito che ogni S. Messa celebrata nel nostro Santuario quel giorno potrà essere una S. Messa “intercontinentale”, in collegamento spirituale con l’intera Famiglia guanelliana sparsa in tutto il mondo.

Nel dicembre 1914 don Giuseppe Perversi, un sacerdote della diocesi di Pavia che, gravemente ammalato era stato ospite presso la Binda a Lora, scriveva a don Leonardo Mazzucchi, invitandolo a salutargli don Guanella: «Lo ringrazio della carità avuta per me: e gli dica che alla sua scuola ho imparato tante belle cose, la vita di fede, l’amore al Papa ed alla Chiesa». Parole che ci aiutano a varcare spiritualmente in chiave prettamente guanelliana la Porta Santa del Giubileo, che in questa Vigilia di Natale papa Francesco aprirà a Roma.

Nell’ottobre scorso la rivista Settimana News ha censito una panoramica sugli undici anni del pontificato di papa Francesco, convergendo i relatori attorno ad alcuni punti: dono dello Spirito alla sua Chiesa, simbolo e servizio di unità, testimonianza talora discussa e divisiva, sfida evangelizzante.

Un parroco ha sottolineato che, sulla linea di molti media contemporanei, «Non viene più riconosciuta una autorità indiscussa e unica, e la voce del papa si confronta e si confonde con altre autorità. Pochi leggono i testi… Funziona lo stereotipo ed esso è sempre anche divisivo, perché nel contesto quotidiano non sono i contenuti che funzionano, ma piuttosto gli stereotipi e i simboli».

Vale per noi il monito di don Guanella che, dopo aver lamentato i facili giudizi di molti sull’operato del papa, conclude: «Vero, vero che ognuno deve giudicare della arte o della scienza propria e non in quello d’altri in cui non s’intende. Eccovi la verità di un fatto costante. Il più dei cristiani sono sciocchi come i fanciulli. Parlano e poi giudicano e poi pensano» (Il pane dell’anima II).

Nei giorni 15 e 17 novembre la Chiesa italiana ha celebrato a Roma la sua prima Assemblea sinodale: un evento di grande rilevanza.

Perché la Chiesa si è data convocazione con più di mille Delegati dalle varie Diocesi d’Italia? La comunità cristiana sente il bisogno di risintonizzare il suo cammino di fede con la presenza dello Spirito di Gesù, che è presenza di vita e di verità.

I temi che richiedono un discernimento sono l’inculturazione della fede nella nostra società, il bisogno di rinnovare l’annuncio del Vangelo nell’oggi, la necessità di essere, come cristiani, segno profetico per dare speranza all’uomo moderno.

L’esperienza sinodale è stata connotata dalla conversazione nello Spirito che è fatta di preghiera, di ascolto, di discernimento, di proposte e di incontro con il mondo.

Questa Assemblea a che cosa ha condotto?

Saranno presi in considerazione i temi più condivisi nella riflessione e che verranno proposti all’attenzione delle Diocesi e alla loro valutazione. Le osservazioni di ritorno dalle Diocesi costituiranno il contenuto di un documento con indicazioni pratiche per vivacizzare la dinamica di fede dei credenti.

Il tutto sarà presentato poi alla Chiesa d’Italia da parte dei suoi Vescovi nel prossimo mese di maggio.

Diventerà motivo di gioia la condivisione di questo cammino da parte nostra.

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

Ci prepariamo al Natale, festa di luce, di doni, di auguri. Andiamo incontro al Signore che viene. Ci sforziamo di andare verso di Lui, ma poi ci accorgiamo che è Lui che viene verso di noi.

Anche in Casa Madre c’è un andare e un venire, un avvicendamento che vede coinvolti don Francesco Sposato, che va a Roma come Segretario generale e me, che lascio Roma per venire qui a Como in Casa Madre. Sono nativo della Puglia e sono stato per sei anni il Segretario generale della Congregazione dei Servi della Carità, dopo aver svolto un periodo di attività pastorale, un’esperienza in India e tanti anni di formazione in Seminario.

Entro in punta di piedi nel Santuario del Sacro Cuore pensando a quanti illustri guanelliani mi hanno preceduto. Mi inginocchio davanti all’urna di don Guanella e chiedo a lui di guidarmi. Con questa presentazione voglio augurarvi un buon cammino verso il Natale.

La festa del Natale ci sconvolge e ci commuove. Ci sconvolge quando scopriamo che Dio non si stanca mai di noi e ci vuol così bene da mandarci Suo Figlio. Ci commuove quando troviamo nella grotta di Betlemme un bambino, nel mistero l’umiltà, nell’evento la piccolezza. Nella fragilità del Dio Bambino scorgiamo la sua vicinanza agli uomini.

Nel Natale, Dio è Colui che viene. Tutti gli interventi di Dio nella storia sono “venute” di Dio. Dio continua a venire con la sua Parola, nella Liturgia, nell’Eucaristia, nel povero.

Nel Natale Dio si fa bambino per venire a noi e rivelarsi. Assume la nostra umanità per farsi conoscere. Si abbassa a noi, entrando nel limite del tempo e nel finito dello spazio, per farsi amare da noi.

Carl Rahner ha detto: «Dopo Betlemme non dovremmo più cercare Gesù nel più alto dei cieli, ma tra gli uomini del nostro tempo». Insomma è nell’amore del prossimo che incontriamo il Figlio di Dio. È nel povero che riconosciamo Gesù! Se vogliamo conoscere Dio dobbiamo amare gli altri. Chi ama si consegna all’altro, si rende vulnerabile e più conoscibile, perché non nasconde più i propri limiti.

Il Natale ci mostra la scelta di Dio che rinuncia alla sua onnipotenza per essere più leggibile, più conoscibile, più vicino all’uomo; per essere amato, corrisposto, imitato. Dio nel Natale ci insegna che l’amore crede nell’altro, si spende per l’altro, si dona all’altro.

Nel volto del Bambino Gesù ci insegna pure l’essenzialità.

In un mondo in cui tutto si vende e tutto si compra, in cui non si dice “grazie” perché ormai è già stampato sullo scontrino, il Natale viene ancora una volta a spiegarci che i beni duraturi non si vendono al mercato, perché sono gratuiti. I veri valori riguardano le relazioni, gli ideali, l’impegno per la promozione umana, la difesa dei diritti dell’uomo e della donna, il rispetto della casa comune, la fratellanza universale, la pace, la giustizia, la solidarietà…

Gesù a Natale si pone nella linea della gratuità. Noi a Natale ci facciamo dei regali. Si tratta di oggetti che compriamo o confezioniamo. Gesù invece, ci ha regalato sé stesso, non ci ha mandato regali. Gesù si fa dono. Gli sposi nel matrimonio non si fanno regali, ma sono dono l’uno per l’altra. Sono semmai gli invitati che fanno loro dei regali.

Il dono esige una risposta. Il Natale come dono esige la nostra risposta e la migliore nostra risposta è la preghiera. I migliori doni da Dio si chiedono in ginocchio. L’Avvento dunque, è l’occasione per ricuperare la dimensione interiore per fare spazio a Dio nella preghiera. Diventi la preghiera il nostro atteggiamento abituale.

don Nico Rutigliano, rettore

Don Guanella aveva una particlare venerazione verso questa immagine della Vergine Maria, a cui dedicò la sua Congregazione femminile e che volle patrona principale di quella maschile. Di lei scrisse (LDP novembre 1895): «Nelle varie opere della Piccola Casa, la nostra comune Madre Maria SS. vien venerata sotto questo titolo di Madre della Divina Provvidenza […]. La Beata Vergine della Divina Prov. è la carissima nostra Madre, la quale gode di essere chiamata con questo titolo, per essere più pronta al soccorso nostro […]. La Madonna della Divina Provvidenza raccoglie il suo Divin Figlio avvolto in un copioso ammanto, e se lo stringe amorosamente al cuore e lo guarda con due occhi ammirabili per la divina gioia che inonda, quasi per dire: “Io abbraccio la Divina Provvidenza […], la quale si serve di me umile ancella, perché fornisca cibo ed assistenza a questo celeste Infante, che è la Divina Provvidenza Incarnata”. […] Che consolazione in mezzo ai triboli della vita avere cui ricorrere, e ricorrere alla gran Vergine della D. Provvidenza!».

Il 13 novembre la Chiesa celebra la memoria di San Stanislao Kostka, giovane gesuita polacco, morto novizio diciottenne nel 1568 a Roma. Era tradizione nel nostro noviziato guanelliano che in questo giorno i novizi festeggiassero solennemente il loro patrono, cominciando con la celebrazione eucaristica particolarmente curata con il canto polifonico. Negli anni in cui operava la banda musicale dei chierici, si esibiva anche in un concerto e, secondo l’usanza dei tempi, non mancava la tradizionale “Accademia”.

Don Guanella, fin dal Breve statuto delle Figlie del Sacro Cuore chiamate Crocine in Como del 1893, affida a questo Santo gli studenti orientati agli studi sacri: «Protettore celeste di questi giovani è S. Stanislao Kostka, mentre S. Luigi è il protettore generale di tutti i fanciulli della Piccola Casa». Tradizioni d’altri tempi: ma che forse potrebbero essere non del tutto superate, anche se rinnovate nello stile, nei nostri noviziati, pur nel radicale assottigliamento del numero dei novizi.

La nostra Ratio Formationis tra i “Modelli di riferimento” cita i Santi della Carità (n. 47) e in un recente incontro tra formatori è stato esplicitamente sottolineato il desiderio di dare maggiore spazio all’agiografia tra gli spunti per l’orientamento i vita. «I Santi – ha ricordato papa Francesco – sono perle preziose; sono sempre vivi e attuali, non perdono mai valore, perché rappresentano un affascinante commento del Vangelo. La loro vita è come un catechismo per immagini».

Sabato 19 ottobre il nostro Vescovo Card. Oscar Cantoni ha ordinato sacerdote nel Santuario del Sacro Cuore un giovane italiano e tre giovani come diaconi, due indiani e un africano.

L’evento può essere colto come normale nella vita della Chiesa, ma di fatto non può passare senza una riflessione adeguata. Una ordinazione sacerdotale o diaconale costituisce sempre una ricchezza per la Chiesa: in questo caso per la Congregazione guanelliana, che gioisce non tanto per il rincalzo di energie nuove, ma soprattutto per il coinvolgimento di elementi giovani nella condivisione del carisma guanelliano e per un annuncio più profetico nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. I Guanelliani diventano così più significativi.

Questa ricchezza carismatica e ministeriale ha una ricaduta su tutta la Chiesa, sulla nostra Diocesi. È una Chiesa che si dice anche con queste presenze, con la loro testimonianza, con il loro ministero. L’Ordinazione è un evento che arricchisce la Diocesi e la Chiesa intera.

L’Ordinazione sacerdotale e diaconale dice ancora una volta come ogni carisma (anche quello guanelliano) sia per la comunione nella Chiesa, sia per l’annuncio del Regno, sia per la promozione della storia umana.

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

Nell’ascoltare l’omelia di Papa Francesco nella Messa conclusiva della seconda sessione del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, svoltasi nella basilica di San Pietro in Vaticano lo scorso 27 ottobre, sono rimasto positivamente colpito su come ha voluto tratteggiare l’immagine della Chiesa di oggi: «Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e si sporca le mani per servirlo».

Non è la prima volta che Papa Francesco ci sprona a non rimanere statici, ma ad uscire per poter tornare a proclamare con entusiasmo la buona notizia del Vangelo. La cosiddetta “Chiesa in uscita” altro non è che una vera e propria vocazione che dice la nostra identità e la nostra missione; altro non è che la capacità di intercettare il grido di dolore di una umanità piagata dalle ingiustizie, dal dolore e dalla fatica; altro non è che mettersi alla sequela di Gesù che, come Buon Samaritano, non passa oltre ma si ferma per prendersi cura di colui che giace a terra.

Dobbiamo ricordarci che l’orizzonte del nostro cammino è sempre il bene dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. La Chiesa, infatti, non esiste in funzione di sé stessa ma per portare Cristo al mondo, per annunciare il Vangelo alle genti. Non si tratta allora di fare delle cose nuove, ma di riconoscere la Chiesa sinodale come «una comunità il cui primato è nel dono dello Spirito», che ci rende tutti fratelli in Cristo e ci eleva verso di lui. «Il Signore lo si segue lungo la strada, non nei labirinti delle nostre idee», ha aggiunto papa Francesco esortando tutti noi a «camminare lungo la strada insieme al Signore, dietro a lui e con lui».

Uscire incontro all’uomo è impegnativo, faticoso, in particolare quando tocca le ferite profonde e a volte pare di passare da urgenza a urgenza, ma il Signore dona sempre la sua luce e non ci abbandona mai.

Ogni comunità cristiana, ogni battezzato non può quindi ritirarsi dalla vita e confinarsi ai margini della realtà accomodandosi nel proprio malessere, ma è chiamata a deporre il mantello della rassegnazione portando la gioia del Vangelo per le strade del mondo. Per vivere davvero non si può restare seduti: vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro. E nel farlo guardiamo anche all’esempio di tanti fratelli e sorelle defunti, ai quali va il nostro ricordo particolare e la nostra preghiera di suffragio in questo mese di novembre e che ci hanno preceduto nel cammino di testimonianza di Cristo il quale  «non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti» (Mc 10,45).

A tutti giunga il mio fraterno saluto

don Francesco Sposato, rettore

VIDEO – Festa liturgica di San Luigi Guanella

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