- Casa Divina Provvidenza - OPERA DON GUANELLA COMO
- +39 031296711
- info@guanellacomo.it
IL NUOVO ANNO PASTORALE
Siamo arrivati in modo puntuale al tempo della «ripresa». Sì, riprendiamo il nostro cammino di fede, di condivisione delle proposte della Comunità cristiana, di crescita e di maturazione delle nostre persone. Il mese di ottobre è segnato dalla gioia di una vitalità nuova per questo anno, dall’augurio che possa andare tutto bene con l’aiuto del Signore, dalla voglia di impegnarsi con serietà. Infatti l’inizio di un nuovo anno di pastorale genera nel cristiano il desiderio di una maturità più significativa, di percepire il proprio vissuto con gioia maggiore, di affrontare le difficoltà con spiccata saggezza. Nel contempo si nutre il desiderio di incontrare il Signore nelle esperienze della vita e di condividere con sincerità la verità della sua Parola. La liturgia che noi celebriamo almeno in ogni domenica, è uno strumento, un sussidio vitale per gustare l’umanesimo delle nostre persone e lo stupore per la persona di Gesù. La nostra Diocesi in questo periodo pubblicherà il documento finale del Sinodo diocesano. Avremo modo di riflettere e di pregare su questo testo. In esso saranno tracciati cammini di fede, modalità nuove di annuncio del Vangelo, dinamiche significative per la vita delle nostre parrocchie. I contenuti del Sinodo saranno una proposta per il cammino di questo anno pastorale ma anche per un tempo maggiore. I nostri Santi Abbondio, Guanella, Bosatta, Mainetti, Ambrosoli ed anche Malgesini ci aiutino e ci accompagnino a vivere questo anno pastorale con entusiasmo.
«Ecco […] la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: adorare Dio e non sé stessi, non noi stessi. Mettere Lui al centro e non la vanità del proprio io. Ricordarci che solo il Signore è Dio e tutto il resto è dono del suo amore. Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto. […] Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo o i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato». Nell’omelia pronunciata alla concelebrazione eucaristica per la chiusura del ventisettesimo Congresso eucaristico nazionale svoltosi a Matera, Papa Francesco ha spiegato così l’importanza dell’eucaristia, ricordando che essa ci ricorda il primato di Dio. Nella parabola di Lazzaro, ci viene mostrata la contraddizione del ricco che sfoggia la sua opulenza e banchetta lautamente e del povero che giace sulla porta coperto di piaghe. Il primo non ha nemmeno un nome, è solo un aggettivo, perché le ricchezze gli hanno fatto perdere la sua identità, data solo dai beni che possiede e dall’apparenza. Nella sua vita non c’è posto per il Signore, perché egli adora solo sé stesso. Il secondo, al contrario, viene chiamato Lazzaro, che significa «Dio aiuta». Nonostante la sua condizione di povertà e di emarginazione, egli può conservare integra la sua dignità perché vive nella relazione con il Padre. Il cuore di Gesù, l’eucaristia ci chiama anche all’amore dei fratelli, il pane per eccellenza. È Cristo che si offre e si spezza per noi e ci chiede di fare altrettanto, perché la nostra vita possa sfamare il prossimo. Occorre riconoscere che l’eucaristia è profezia di un mondo nuovo, un mondo di conversione dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità.
CLICCA QUI PER SCARICARE LA LOCANDINA DELL’OTTOBRE GUANELLIANO
LEGGI IL FOGLIO DEL SANTUARIO
Conosciamo tutti chi è don NANDO!
Da svariati anni è presente ed operativo nel nostro Santuario del Sacro Cuore.
È un prete sempre capace di inquadrare il suo dire ed suo operare con una buona ricchezza di motivazioni e sovrabbondanza di spiegazioni: ti conquista, ti convince. È un uomo capace di iniziativa facendosi carico anche dell’impegno che comporta.
La sua intelligenza vivace lo porta ad essere creativo, quasi irrequieto ed anche determinato. È stato edificante vederlo presente in modo puntuale ad animare il canto e la liturgia delle domeniche e delle feste.
Il fiore all’occhiello come dono fatto al Santuario da parte sua è certamente il CORO!
Dono per la varietà delle esecuzioni, per la passione e l’impegno che vengono profusi. Ebbene don Nando è stato destinato dai Superiori come Direttore e Superiore nella Casa guanelliana di Genova.
È un distacco quasi traumatico per le relazioni che egli ha costruito in questi anni.
Nella nostra Vita religiosa queste situazioni vanno messe nel conto.
Comunque è di valore che noi conserviamo nel cuore un bel ricordo di don Nando.
Ed è altrettanto importante che diamo continuità nel nostro Santuario e nella vita personale a quei valori che egli ci ha proposto negli anni.
Auguri, carissimo don Nando! Lo Spirito di Gesù ti accompagni sempre, ti renda sempre coraggioso nelle scelte e sensibile nei riguardi del prossimo.
La comunità religiosa
Dal cuore di Gesù uscirono sangue e acqua: dobbiamo dunque andare a lui, se abbiamo sete. «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno», dice il Vangelo di Giovanni (7,37-38). Questa parola si è compiuta simbolicamente dopo la morte di Gesù, quando dal suo costato trafitto uscirono sangue e acqua.
Che cosa significa quest’acqua che sgorga dal cuore di Cristo? I Padri della Chiesa vi hanno visto molti significati simbolici. Se ci basiamo sul Vangelo di Giovanni, che è la cosa più giusta da fare per capire il senso dei simboli usati nel Vangelo stesso, ci accorgiamo che l’acqua designa lo Spirito. San Giovanni lo dice letteralmente nel versetto del c. 7 che segue quelli appena riportati: «Questo disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui» (7, 39). Il sangue e l’acqua che escono dal cuore di Cristo significano che il sacrificio di Gesù ci dona lo Spirito di Dio, lo Spirito di verità, lo Spirito d’amore. Il sangue esprime il sacrificio di Gesù, che ha versato il suo sangue, che ha accettato di morire per noi; l’acqua, uscita con il sangue in modo inaspettato, fu anch’essa per Giovanni un «segno» di Dio.
Sono tre gli eventi che segnano la vita della nostra Diocesi in questo anno straordinario: sono fatti che contrassegnano la presenza di un Dio che ci vuole bene e ci accompagna; sono fatti di Chiesa che dicono il suo dinamismo di vita; sono provocazioni che ci inducono a riflettere e forse a rivedere la qualità della nostra fede.
Questi eventi sono: la promulgazione del decreto di canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini da parte di Papa Francesco, la nomina a Cardinale di Mons. Oscar Cantoni, nostro Vescovo di Como ed infine la chiusura del nostro Sinodo diocesano.
Su questi tre eventi giustamente se ne è già parlato a lungo: sono fatti che singolarmente presi meritano attenzione per una adeguata risonanza dentro di noi.
Lasciamo alla sensibilità di ciascuno la possibilità di una puntuale riflessione.
I tre eventi valutati insieme, tuttavia ci dicono con chiarezza la vivacità della Chiesa.
Non è vero che la Chiesa ha finito il suo tempo, che non ha più niente da dire all’uomo di oggi, che è una istituzione retrograda di altri tempi in confronto al dinamismo della società ed alle sue esigenze, una Chiesa che sta perdendo il vero deposito della fede in Gesù e nel suo Vangelo perché i suoi pastori (si dice) non sono all’altezza.
La nostra Chiesa è puntuale nelle sue proposte (Sinodo), mediatrice di modelli di fede autentica (Scalabrini), capace di comunione nelle relazioni (il Cardinale che collabora con il Papa per il bene della Chiesa universale).
I tre eventi ci richiamano la fede di S. Abbondio nel mistero della Incarnazione. Gesù era Dio ma anche uomo. Questo aspetto della fede va a valorizzare come fatto salvifico tutta l’esperienza della passione morte di Gesù ma anche ad inquadrare il nostro umanesimo come espressione di grazia, di valore che ci rende simili a Dio.
Ai nostri giorni è di grande valore richiamarci al Dio fatto uomo: abbiamo bisogno di ricuperare la nostra umanità in tutta la sua ricchezza e garantirle una sana ed adeguata maturazione.
I tre eventi ci provocano al gusto di riconoscerci nei valori del Vangelo e della vita per camminare insieme. Non è solo questione del fatto che l’unione fa la forza, è questione che insieme ci si riconosce nell’amore di Dio e nella verità di Dio.
Questo ci abilità ad essere forza propulsiva nell’annuncio del Regno nella società del nostro tempo. Il Sinodo diocesano ci apre a questa prospettiva.
S. Messa solenne presieduta da Mons. Oscar Cantoni; a seguire si è svolta la tradizionale processione eucaristica.
Papa Francesco nel messaggio ai cristiani per la Giornata di preghiera per le vocazioni ci dona alcune stupende sottolineature:
«Bisogna guardarsi dalla mentalità che separa preti e laici, considerando protagonisti i primi ed esecutori i secondi, e portare avanti la missione cristiana come unico Popolo di Dio, laici e pastori insieme. Tutta la Chiesa è comunità evangelizzatrice»
«Siamo chiamati a diventare un’unica famiglia nella meravigliosa casa comune del creato, nell’armonica varietà dei suoi elementi. In questo senso non solo i singoli ma anche i popoli, le comunità e le aggregazioni di vario genere hanno una “vocazione».
«La vocazione nasce grazie all’arte del divino scultore che con le sue mani ci fa uscire da noi stessi, perché si stagli in noi quel capolavoro che siamo chiamati a essere. In particolare la Parola di Dio che ci libera dall’egocentrismo, è capace di purificarci, illuminarci e ricrearci».
«Ogni vocazione nella Chiesa e in senso ampio anche nella società, concorre a un obiettivo comune: far risuonare tra gli uomini e le donne quell’armonia dei molti e differenti doni che solo lo Spirito Santo sa realizzare».