LEGGI IL FOGLIO DEL SANTUARIO

Conosciamo tutti chi è don NANDO!

Da svariati anni è presente ed operativo nel nostro Santuario del Sacro Cuore.

È un prete sempre capace di inquadrare il suo dire ed suo operare con una buona ricchezza di motivazioni e sovrabbondanza di spiegazioni: ti conquista, ti convince. È un uomo capace di iniziativa facendosi carico anche dell’impegno che comporta.

La sua intelligenza vivace lo porta ad essere creativo, quasi irrequieto ed anche determinato. È stato edificante vederlo presente in modo puntuale ad animare il canto e la liturgia delle domeniche e delle feste.

Il fiore all’occhiello come dono fatto al Santuario da parte sua è certamente il CORO!

Dono per la varietà delle esecuzioni, per la passione e l’impegno che vengono profusi. Ebbene don Nando è stato destinato dai Superiori come Direttore e Superiore nella Casa guanelliana di Genova.

È un distacco quasi traumatico per le relazioni che egli ha costruito in questi anni.

Nella nostra Vita religiosa queste situazioni vanno messe nel conto.

Comunque è di valore che noi conserviamo nel cuore un bel ricordo di don Nando.

Ed è altrettanto importante che diamo continuità nel nostro Santuario e nella vita personale a quei valori che egli ci ha proposto negli anni.

Auguri, carissimo don Nando! Lo Spirito di Gesù ti accompagni sempre, ti renda sempre coraggioso nelle scelte e sensibile nei riguardi del prossimo.

La comunità religiosa

Dal cuore di Gesù uscirono sangue e acqua: dobbiamo dunque andare a lui, se abbiamo sete. «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno», dice il Vangelo di Giovanni (7,37-38). Questa parola si è compiuta simbolicamente dopo la morte di Gesù, quando dal suo costato trafitto uscirono sangue e acqua.

Che cosa significa quest’acqua che sgorga dal cuore di Cristo? I Padri della Chiesa vi hanno visto molti significati simbolici. Se ci basiamo sul Vangelo di Giovanni, che è la cosa più giusta da fare per capire il senso dei simboli usati nel Vangelo stesso, ci accorgiamo che l’acqua designa lo Spirito. San Giovanni lo dice letteralmente nel versetto del c. 7 che segue quelli appena riportati: «Questo disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui» (7, 39). Il sangue e l’acqua che escono dal cuore di Cristo significano che il sacrificio di Gesù ci dona lo Spirito di Dio, lo Spirito di verità, lo Spirito d’amore. Il sangue esprime il sacrificio di Gesù, che ha versato il suo sangue, che ha accettato di morire per noi; l’acqua, uscita con il sangue in modo inaspettato, fu anch’essa per Giovanni un «segno» di Dio.

Sono tre gli eventi che segnano la vita della nostra Diocesi in questo anno straordinario: sono fatti che contrassegnano la presenza di un Dio che ci vuole bene e ci accompagna; sono fatti di Chiesa che  dicono il suo dinamismo di vita; sono provocazioni che ci inducono a riflettere e forse a rivedere la qualità della nostra fede.

Questi eventi sono: la promulgazione del decreto di canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini da parte di Papa Francesco, la nomina a Cardinale di Mons. Oscar Cantoni, nostro Vescovo di Como ed infine la chiusura del nostro Sinodo diocesano. 

Su questi tre eventi giustamente se ne è già parlato a lungo: sono fatti che singolarmente presi meritano attenzione per una adeguata risonanza dentro di noi.

Lasciamo alla sensibilità di ciascuno la possibilità di una puntuale riflessione.

I tre eventi valutati insieme, tuttavia ci dicono con chiarezza la vivacità della Chiesa.

Non è vero che la Chiesa ha finito il suo tempo, che non ha più niente da dire all’uomo di oggi, che è una istituzione retrograda di altri tempi in confronto al dinamismo della società ed alle sue esigenze, una Chiesa che sta perdendo il vero deposito della fede in Gesù e nel suo Vangelo perché i suoi pastori (si dice) non sono all’altezza.

La nostra Chiesa è puntuale nelle sue proposte (Sinodo), mediatrice di modelli di fede autentica (Scalabrini), capace di comunione nelle relazioni (il Cardinale che collabora con il Papa per il bene della Chiesa universale).

I tre eventi ci richiamano la fede di S. Abbondio nel mistero della Incarnazione. Gesù era Dio ma anche uomo. Questo aspetto della fede va a valorizzare come fatto salvifico tutta l’esperienza della passione morte di Gesù ma anche ad inquadrare il nostro umanesimo come  espressione di grazia, di valore che ci rende simili a Dio.

Ai nostri giorni è di grande valore richiamarci al Dio fatto uomo: abbiamo bisogno di ricuperare la nostra umanità in tutta la sua ricchezza e garantirle una sana ed adeguata maturazione.

I tre eventi ci provocano al gusto di riconoscerci nei valori del Vangelo e della vita per camminare insieme. Non è solo questione del fatto che l’unione fa la forza, è questione che insieme ci si riconosce nell’amore di Dio e nella verità di Dio.

Questo ci abilità ad essere forza propulsiva nell’annuncio del Regno nella società del nostro tempo. Il Sinodo diocesano ci apre a questa prospettiva.

S. Messa solenne presieduta da Mons. Oscar Cantoni; a seguire si è svolta la tradizionale processione eucaristica.

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Papa Francesco nel messaggio ai cristiani per la Giornata di preghiera per le vocazioni ci dona alcune stupende sottolineature:

«Bisogna guardarsi dalla mentalità che separa preti e laici, considerando protagonisti i primi ed esecutori i secondi, e portare avanti la missione cristiana come unico Popolo di Dio, laici e pastori insieme. Tutta la Chiesa è comunità evangelizzatrice»

«Siamo chiamati a diventare un’unica famiglia nella meravigliosa casa comune del creato, nell’armonica varietà dei suoi elementi. In questo senso non solo i singoli ma anche i popoli, le comunità e le aggregazioni di vario genere hanno una “vocazione».

«La vocazione nasce grazie all’arte del divino scultore che con le sue mani ci fa uscire da noi stessi, perché si stagli in noi quel capolavoro che siamo chiamati a essere. In particolare la Parola di Dio che ci libera dall’egocentrismo, è capace di purificarci, illuminarci e ricrearci».

«Ogni vocazione nella Chiesa e in senso ampio anche nella società, concorre a un obiettivo comune: far risuonare tra gli uomini e le donne quell’armonia dei molti e differenti doni che solo lo Spirito Santo sa realizzare».

Il mese di giugno è particolarmente dedicato alla devozione del Cuore di Gesù, definito «fornace ardente di amore». Questo divin Cuore non cessa mai di amarci e perdonarci, poveri peccatori come siamo, sempre bisognosi della sua misericordia. Lo sguardo amoroso di Gesù crocifisso è sempre pronto a riconciliare con sé l’uomo peccatore: «Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui, non muoia, ma abbia la vita eterna».  Gesù, con la sua morte in croce, offre al Padre la sua stessa vita per la salvezza di tutti, perché, ogni uomo e donna, creati per la gloria di Dio e redenti dal suo sangue, possano raggiungere il premio della vita eterna. Il Cristo crocifisso, in dimensione pasquale, trionfa sulla morte per donare a noi la vita nel mistero della sua risurrezione.  E tu, cristiano fedele, credi all’amore di Dio che ti redime e ti salva, in ogni giorno della tua vita, offrendoti il suo amore misericordioso?

La forte identità di una persona può ridurre la possibilità di una ricca relazione con gli altri? Una relazione significativa tra le persone deve sempre tenere conto della identità dei soggetti? Quando una relazione si può definire caritativa? La persona si deve annullare per far emergere la personalità del fratello? Il Vangelo dice che il vero cristiano è colui che serve: ma fino a quando?

Sono tutti interrogativi che impongono l’esigenza di chiarezza perché le relazioni siano promozionali delle persone e le persone siano ricchezza vera per le relazioni. Nel libro della Genesi si dice che Dio crea l’uomo ed accompagna il gesto creativo con una battuta che merita attenzione: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza». Fin dalle origini l’umanità è richiamata a prendere consapevolezza di ciò che la costituisce: l’uomo è fatto a somiglianza di Dio, con le sue qualità, con le sue risorse, con la sua dignità. È una creatura che ha il compito di rilevare l’immagine di Dio nella storia, di dire Dio nella vita.

Quanto più l’uomo è fedele alla immagine divina tanto più si realizza, è soddisfatto di sé, è motivo di contentezza per sé e per gli altri. 

La relazione ha le sue logiche vitali: deve avere dei contenuti, deve essere promozionale delle persone, non si esaurisce nel tempo e cresce sempre più. 

Una persona si realizza nella relazione; siamo fatti gli uni per gli altri; abbiamo bisogno di percepirci e di essere percepiti; di amare e di essere amati; di riconoscere e di essere riconosciuti nella nostra identità. 

La cultura del nostro tempo forse non ci porta ad avere una gioiosa percezione della propria persona; ci impoverisce nel gusto del dono di sé; ci rende insensibili nel valorizzare ciò che matura una relazione. Insomma viviamo un tempo in cui l’uomo sembra accartocciarsi su se stesso. Ma l’uomo così come è voluto da Dio gioisce nella relazione con l’altro; sa di arricchire l’altro; è consapevole che l’altro è un dono di Dio; si rende conto di dover assumere tutta la responsabilità creativa nella relazione con l’altro.

Il Cuore di Cristo che andiamo a celebrare in questo mese di giugno è l’immagine vivente del Figlio di Dio che dona la ricchezza di un umanesimo, la novità nella Grazia e l’originalità della Misericordia: è Gesù che dona speranza di identità alle nostre persone e le pone in una relazione di amore.

La Comunità Religiosa

Il Sinodo della nostra Diocesi procede, anzi è lanciato verso la tappa finale.

Il lavoro finora è stato molto consistente; il dialogo tra i sinodali molto vivace; il tempo richiesto è stato lungo di qualche anno (dal 2017!).

Gli argomenti toccati mettono in evidenza che lo Spirito Santo ha guidato questa nostra esperienza di Chiesa.

Infatti gli ambiti affrontati in questo ultimo periodo sono stati: la lotta alla povertà e l’impegno per la giustizia; la solidarietà e l’accoglienza; la tutela dell’ambiente e la promozione della cultura; la comunicazione e la partecipazione alla vita dei paesi e delle città; la presenza significativa nelle istituzioni locali da parte dei cristiani; l’attenzione al mondo della sanità e dell’economia.

Ma nella prima parte del Sinodo la riflessione e il dialogo hanno toccato evidente- mente tutta la vita della nostra Diocesi: la qualità della fede delle Comunità cristia- ne; il coraggio della evangelizzazione nei nostri territori; la vitalità della preghiera di noi cristiani; lo spessore della testimonianza della carità e delle relazioni di amo- re.

Il dopo Sinodo non può che essere connotato da speranza e sostenuto da un desi- derio sincero di crescita della fede delle nostre Comunità parrocchiali.