A Natale, qui in Casa Divina Provvidenza, seguendo una bella tradizione iniziata addirittura dal nostro Fondatore, si allestisce un grande presepe. Quest’anno, però, c’è un’importante novità: domenica 14 dicembre, dopo le SS. Messe delle 10.00 e delle 11.45, in alcuni locali che si aprono sul cortile meridionale della Casa, vicino al campo di calcetto, sarà inaugurata la Casa dei Presepi “I Presepi della Provvidenza – Arte, Fede e Tradizione”, visitabile non solo dagli ospiti, ma anche da tutti coloro che vorranno immergersi in un’esperienza davvero speciale. Si tratta di una esposizione permanente di più di un centinaio di presepi, realizzati con diversi materiali, di diverse provenienze e di tutte le dimensioni, raccolti in oltre trent’anni anni da Mario Vimercati, referente del Centro Culturale guanelliano, che, aiutato da alcuni amici, ha allestito questa raccolta per valorizzarla e aprirla al pubblico.

La Casa dei Presepi è visitabile dopo le funzioni religiose festive nel Santuario del Sacro Cuore, oppure in altri orari con prenotazione al numero 347.8783308.

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

«L’indole della Istituzione – scrive don Guanella – è l’educazione di famiglia». Ma cos’è la famiglia? La famiglia non è la casa. È un’atmosfera che si respira, è un clima che si crea tra le persone che abitano la casa, tra persone che si vogliono bene. «La famiglia della Casa – specifica il nostro Fondatore – è un’unica famiglia di fratelli che si amano e si aiutano a vicenda». Famiglia è sentirmi accolto quando torno a casa. È avere qualcuno che si prende di cura di te quando stai male. È mangiare insieme e non solo accanto. È sentirti accolto per quello che sei. C’è un momento che più di altri senti il calore della famiglia, ed è la sera. Don Guanella ogni sera, in qualunque casa si trovasse rivolgeva ai suoi abitanti il “pensierino della buonanotte”. L’aveva imparato dall’esperienza torinese con don Bosco, continuò a praticarlo da fondatore e lo consegnò ai suoi primi seguaci. Molti confratelli, che da ragazzi hanno abitato Casa Divina Provvidenza, ricordano i pensierini della buonanotte che teneva don Alessandro Mazzucchi, secondo successore di don Guanella. La sera si parla col cuore, si racconta la giornata e si prepara il domani, abbandonando i pensieri alla notte e consegnando le preoccupazioni a Dio.

Per don Guanella, lo spirito di famiglia non nasce da un’idea pedagogica, ma da una visione cristiana della vita: ogni persona è figlio di Dio e quindi merita un ambiente che gli faccia sentire il calore e la dignità dei figli. Poi ci affida alla protezione della Sacra Famiglia di Nazareth.

In questo mese che viviamo, nel clima natalizio, la contemplazione del Bambino Gesù fra Maria e Giuseppe, siamo invitati a guardare a Betlemme come al modello da imitare, a vedere nella scena della Natività un messaggio di totale fiducia nella Provvidenza. Maria e Giuseppe, infatti, non hanno nulla, ma Dio provvede loro. Il Bambino nasce nella stalla, ma in quella povertà splende la luce divina. Dove c’è povertà, Dio opera meraviglie. Don Guanella scriveva: «Da Betlemme è la luce che illumina il mondo, il pane che sostenta la vita degli uomini».

don Nico Rutigliano, rettore

Il grande affresco del giudizio finale
1. La festa liturgica di san Luigi Guanella ci ripropone ogni anno il grande affresco evangelico del giudizio universale (Mt 25,31-40), che ritrae il Signore nel gesto di separare i buoni dai cattivi . Basterebbe richiamare alla mente il Giudizio Universale di Michelangelo o il dies irae di Mozart per afferrare tutta la potenza di questo ultimo atto della storia. In questa pagina evangelica il Figlio dell’Uomo non è più il bambino nato nella povertà, che per lunghi anni è vissuto nel nascondimento di Nazaret, e neppure il condannato che soffre e muore sulla croce. Naturalmente, egli continua ad essere il Figlio dell’Uomo che conosciamo e che per noi si è fatto simile a noi, ma è anche – nello stesso tempo – il Re della gloria e il giudice delle nazioni.

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Nelle sue visite a Roma don Guanella ebbe modo di visitare la chiesa di S. Carlo ai Catinari. A destra dell’abside, sull’altare è collocato il dipinto raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza, copia dell’originale del 1594 di Scipione Pulzone, detto anche Scipione da Gaeta o Gaetano. L’originale è conservato nella cappella del coro superiore.

Sul bollettino La Divina Providenza del novembre 1895, scriveva: «La Beata Vergine della Divina Provvidenza è la carissima nostra Madre, la quale gode di essere chiamata con questo titolo, per essere più pronta al soccorso nostro. Che consolazione in mezzo ai triboli della vita avere a chi ricorrere, e ricorrere alla gran Vergine della Divina Provvidenza!».

Partecipando al settimo congresso Mariano Internazionale a Treviri nel 1912, tenne una relazione su “Maria Madre della Divina Provvidenza”, proponendo anche che a Roma fosse edificata una chiesa a lei dedicata, ma l’iniziativa non ebbe seguito. Però nel territorio parrocchiale di S. Giuseppe al Trionfale, detto “Valle d’Inferno” a causa della presenza di fornaci per la cottura dei mattoni di argilla, nel 1921 il parroco don Luigi Previtali edificò una chiesetta dedicandola alla Madonna della Provvidenza e annettendovi l’asilo, una scuola elementare e le associazioni femminili di volontariato, elevata successivamente a parrocchia.

A Maria, don Guanella attribuisce le parole: «Io abbraccio la divina Provvidenza, quella divina Provvidenza, la quale si serve di me, umile ancella, perché fornisca cibo ed assistenza a questo celeste Infante, che è la divina Provvidenza incarnata». In quel Bambino, sul quale si posano gli occhi della Madre, egli vede tutta la sua grande famiglia di poveri, come ricorda la bella iscrizione latina sull’altare della Casa Madre delle suore a Lora: «Guarda tutti noi in questo tuo Figlio».

Nello sguardo della Madonna al Figlio accolto tra le braccia don Guanella ascolta anche l’invito allo stile di delicatezza e di rispetto che voleva nel confronto degli ospiti delle sue Case e tra i suoi stesi sacerdoti e suore, eco di quanto dirà papa Francesco: «Quando dai l’elemosina, guardi negli occhi quello o quella a cui la dai?».

Volle anche che la chiesetta della Casa madre delle sue suore a Lora fosse dedicata alla Madonna della Provvidenza. Scriveva sul bollettino La Divina Provvidenza del 2 febbraio 1900: «Le nostre suore si gloriano di essere intitolate a Santa Maria della Provvidenza. Era quindi giusto che nella loro Casa madre la chiesa, dove attingono coraggio e forza per sostenersi nella difficile e faticosa loro missione, fosse a lei dedicata».

Per diffondere questa devozione, il 3 settembre 1899, in occasione del pellegrinaggio milanese alla Casa di Lora, venne istituita canonicamente la Confraternita di Santa Maria della Provvidenza, come filiale di quella eretta nella chiesa di Roma.

Lo scorso 4 ottobre, festa liturgica di San Francesco d’Assisi, Leone XIV ha firmato la sua prima Esortazione Apostolica, dal titolo Dilexi te, sul tema dell’amore per i poveri, che di fatto si inserisce nel solco del Magistero della Chiesa. Questo lavoro era stato iniziato da Papa Francesco e anche il titolo richiama la sua quarta e ultima Enciclica, Dilexit nos. Sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo, datata 24 ottobre 2024: interessante da notare è l’intrecciarsi dei due temi, perché l’amore di Dio non può essere separato dall’amore per i poveri, tramite i quali Dio «ha ancora qualcosa da dirci».

Nel suo documento, Leone XIV denuncia con forza la dittatura di un’economia che uccide, gli «effetti distruttori dell’impero del denaro», la mancanza di equità, «radice di tutti i mali sociali», la «cultura dello scarto», «la carenza o addirittura l’assenza dell’impegno per il bene comune della società e, in particolare, per la difesa e la promozione dei più deboli e svantaggiati», l’indifferenza verso le sofferenze di chi è costretto a lasciare la propri terra, le violenze contro le donne, la malnutrizione, l’emergenza educativa.

Ed è proprio l’amore di Cristo che si fa carne nell’amore ai poveri, che si traduce nella lotta alle schiavitù, nella difesa delle donne che soffrono esclusione e violenza, nella cura dei malati, nel diritto all’istruzione, nell’accoglienza e nell’accompagnamento ai migranti, nell’elemosina che «è giustizia ristabilita, non un gesto di paternalismo».

Leone XIV conclude l’Esortazione con un appello, accorato e insieme potente, che rivolge a ciascuno di noi: «L’amore cristiano supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società. Per sua natura, l’amore cristiano è profetico, compie miracoli, non ha limiti: è per l’impossibile. L’amore è soprattutto un modo di concepire la vita, un modo di viverla. Ebbene, una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno. Sia attraverso il vostro lavoro, sia attraverso il vostro impegno per cambiare le strutture sociali ingiuste, sia attraverso quel gesto di aiuto semplice, molto personale e ravvicinato, sarà possibile per quel povero sentire che le parole di Gesù sono per lui: “Io ti ho amato”». Un documento da leggere e fare proprio, straordinariamente in sintonia con l’intuizione carismatica del nostro San Luigi Guanella.

CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

Festeggiare tutti i Santi è guardare coloro che già godono della gloria eterna. Quelli che hanno messo in pratica le beatitudini proclamate da Gesù. Quelli che contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Quelli che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come noi, hanno comunque accettato di lasciarsi interrogare da Gesù e plasmare dallo Spirito Santo. Tra questi c’è il nostro San Luigi Guanella.

Per essere santo devi essere un po’ folle, cioè uscire dagli schemi ed essere pazzo per Dio. Mons. Andrea Ferrari, entrando in Como nell’ottobre 1891, subito intuì che questo prete, di cui sentiva voci poco benevole, era un innamorato di Cristo che rispondeva alla chiamata di Dio andando un po’ oltre il buon senso, le convenzioni e le consuetudini. Le sue opere di carità erano abbastanza eloquenti e rispondevano ad un disegno di Dio a favore dei poveri. Così rispondeva a chi accusava don Guanella: «Andate a visitare le Case e vi convincerete che quello che fa non è secondo la prudenza umana. Lasciategli fare il bene».

A Como il nostro Fondatore acquista la vecchia filanda Binda. Non ha molta disponibilità finanziaria, ma la Provvidenza gli viene in aiuto. Ferrari è ormai cardinale a Milano e allora va dal nuovo vescovo di Como che lo liquida con queste parole: «Faccia quello che vuole, perché con i Santi non si può discutere». Santa Maria di Lora arriverà ad ospitare fino a 300 povere inferme.

Il nostro Santo era così pazzo per Dio che arrivò ad innamorarsi dei figli prediletti del Padre, i “buoni figli”. «È una cosa facile innamorarsi della bellezza visibile; è una cosa difficile innamorarsi nella mancanza della bellezza»: così si esprimeva Giovanni Paolo II visitando la nostra Casa San Giuseppe di Roma in via Aurelia Antica, e aggiungeva: «Ecco la strada percorsa da don Guanella, ecco la vostra strada».

don Nico Rutigliano, rettore

Se sfogliamo la Bibbia non troveremo un trattato sulla famiglia, però ci accorgeremo che essa contiene interamente, dall’inizio alla fine, un modello d’amore tra due persone. Potremmo dire che la Bibbia è la storia di un matrimonio, quello tra Dio e il suo popolo. Purtroppo alla fedeltà di Dio fa riscontro la continua infedeltà della sua sposa, Israele.

La famiglia cristiana trae il proprio progetto dal matrimonio tra Dio e il suo popolo. Per fondare il proprio matrimonio sulla roccia che è Cristo, la famiglia cristiana nasce su valori che emergono dalla Parola di Dio: amore fino al sacrificio di sé, fedeltà, accoglienza della vita, indissolubilità, perdono, riferimento costante a Dio. La famiglia diventa così una Bibbia aperta per tutti coloro che vogliono leggerla. Ecco perché è bello sognare l’utopia di non aver più bisogno delle Bibbie quando le famiglie cristiane saranno diventate Bibbie viventi.

Può sembrare una proposta di altri tempi, ma se i coniugi si trovassero a pregare intorno alla Parola di Dio, diventerebbero veramente maestri di vita per i propri figli (dimensione essenziale della vocazione matrimoniale). In forza del Battesimo e con la grazia del matrimonio, gli sposi cristiani sono i primi educatori della fede dei figli. Ad essi trasmettono la fede con il buon esempio e l’amore con la testimonianza del loro reciproco amore.

Ma si può ancora parlare di famiglia cristiana? Non è un modello ormai superato? È possibile vivere oggi l’indissolubilità del matrimonio?

La famiglia “tradizionale” risulta essere debole rispetto al passato e in crisi rispetto ai canoni della Chiesa cattolica. Le nuove generazioni iniziano il fidanzamento mettendo già in conto la possibilità del divorzio qualora dovessero scegliere il matrimonio e comunque sembrano preferire la convivenza ad una unione inscindibile. Le statistiche di fatto rivelano un’alta, e sempre in crescita, percentuale di matrimoni che si concludono con separazioni e divorzi. La famiglia moderna è in crisi perché non si vogliono più legami stabili e di conseguenza, si dice, non si possono affrontare scelte impegnative, come mettere al mondo dei figli.

Vi sono poi altri tipi di famiglia: la famiglia “monoparentale”, cioè con un solo genitore; la famiglia “ricostituita” da due nuclei precedenti, che unisce i figli di genitori separati o divorziati; la famiglia “supplente”, formata da due papà o due mamme, che non è famiglia vera e propria, come ha ricordato recentemente Papa Leone: «La famiglia è fondata sull’unione stabile tra uomo e donna».

La famiglia tradizionale quindi, è sempre più rara. Ma questa è la famiglia cristiana, quella formata da una coppia di coniugi che scelgono di vivere insieme un amore fedele, indissolubile, ispirandosi al Vangelo, dove i figli sono visti come una benedizione e accolti come un dono.

La famiglia, questo grande sogno di Dio, questa originale invenzione del Creatore, è ancora possibile? Stiamo assistendo alla confusione dei ruoli in famiglia e al ribaltamento delle parti: mamme che fanno le sorelle, padri che fanno gli amici dei figli, figli che fanno i grandi prima del tempo. Genitori amici dei figli, incapaci di dire i “no che fanno crescere”, si ritrovano senza un minimo di autorità e di ascolto. In questi casi si adatta bene quello che diceva il filosofo danese Søren Kierkegaard: «La nave ormai è in mano al cuoco di bordo e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma che cosa si mangerà domani». Quando i genitori pensano di dare amore ai figli assicurando loro solo cibo, vestiti, istruzione e salute, comprendiamo che stiamo andando fuori strada. Non si vuol dire che è colpa dei genitori, ma si vuole dichiarare che c’è un fallimento educativo: non per nulla papa Francesco ha parlato di «emergenza educativa». È per questo motivo che la Chiesa continua ad affermare il valore della famiglia che nasce dal sacramento matrimoniale, ad indicare i valori cristiani dell’unità, della fedeltà tra coniugi, del dialogo e del perdono, dell’importanza della educazione agli ideali evangelici. La Chiesa, Madre e Maestra, ritiene importante confermare che la famiglia è «chiesa domestica», è il luogo dell’educazione all’amore e della trasmissione della fede, è la prima scuola dei valori, degli ideali e delle virtù.

don Nico Rutigliano, rettore

È online il terzo numero del 2025 de La Divina Provvidenza, periodico trimestrale fondato da San Luigi Guanella.

LEGGI LA DIVINA PROVVIDENZA

Accogliamo Fratel Orlando

Il nuovo anno sociale 2025-2026 vedrà l’arrivo di una nuova presenza in Casa Madre: Fratel Orlando Coda, confratello di grande esperienza missionaria e infermieristica, che non è del tutto nuovo agli ambienti di via Tommaso Grossi.

Fratel Orlando, con la sua giovialità e simpatia, darà certamente un tono gioioso al clima comunitario. Nonostante le tante primavere accumulate, non ha mai infatti perso il suo spirito solare e sereno. Già sarto agli esordi della sua vita religiosa, ha ricoperto diversi ruoli in Italia (Caidate, Barza d’Ispra, Nuova Olonio) e in Africa (Nigeria). Ora in Casa Madre potrà vivere la sua seconda giovinezza!

«Maria vergine addolorata insegna a te il portar che devi la croce del divin Salvatore. […] accostati alla rupe del Calvario, mira là in croce esangue il tuo Salvatore, fissa poi gli occhi in volto a Maria desolata, e lascia se puoi di amare anche tu più vivamente che per lo passato la croce ed il Crocefisso tuo. Raccomandati anche in ciò a Maria addolorata. Pregala con dire: “Dolce Cuore di Maria, siate voi la salvezza mia”. […] Vergine addolorata, io vo’ abbracciarmi alla croce del mio Salvatore! […] Madre desolata, inspiratemi almeno parte di quello affetto così vivo che avete per il vostro Gesù». (L. Guanella, Nel mese dei fiori, I, 1017, 1019, 1021)