Imparare la bellezza della vita e realizzare una società fraterna

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CARISSIMI AMICI E FEDELI DEL SANTUARIO DEL SACRO CUORE

nel riprendere la pubblicazione del foglio del Santuario dopo la pausa estiva, volevo condividere con voi una riflessione che credo ci possa aiutare a vivere questo nostro tempo con un impegno e un ottimismo maggiore del solito.

Nel nostro paese vivono circa 7 milioni di persone con più di 75 anni. Di questi si stima che almeno il 20% (cioè 1,4 milioni) soffra di problemi legati all’isolamento ed alla solitudine, ovviamente con differenze notevoli tra il Nord e il Sud e fra campagna e città.

Anche papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani dello scorso mese di luglio ci ha ricordato che la solitudine è purtroppo l’amara compagna della vita di tanti anziani che spesso sono vittime dello scarto.

Occorre quindi valorizzare i carismi dei nonni e degli anziani e il loro apporto alla vita della Chiesa favorendo l’impegno di ogni comunità ecclesiale nel costruire legami fra generazioni e nel combattere la solitudine. Così si esprime Papa Francesco: «Dio non abbandona i suoi figli, mai… Non scarta alcuna pietra, anzi, le più “vecchie” sono la base sicura sulla quale le pietre “nuove” possono appoggiarsi per costruire tutte insieme l’edificio spirituale». E aggiunge: «Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. Così impariamo la bellezza della vita e realizziamo una società fraterna». Anche le nostre Costituzioni dei servi della carità definiscono i confratelli anziani e ammalati «porzione eletta dell’Istituto e fonte di benedizione» (Cost. n° 23). Ma alle belle parole devono seguire azioni concrete che non vedono soltanto in loro delle fragilità o dei limiti, ma soprattutto delle risorse anche insospettabili se vogliamo che le nostre comunità non siano “comunità di vecchi” oppure “comunità invecchiate male”, depresse, chiuse al futuro e alla speranza.

Pertanto puntare di più sul dialogo intergenerazionale e su buone prassi, quali la possibilità che i giovani trovino il tempo per visitare persone anziane sole, il chiedere agli anziani, quali ministri di intercessione, di pregare per i giovani e per la pace, può sicuramente non solo impreziosire il mondo, ogni società e ogni comunità, ma anche può diventare una base imprescindibile per imparare la bellezza della vita perché come dice la saggezza popolare «il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada».

Un caro saluto fraterno

don Francesco Sposato, rettore